La finestra invernale di calciomercato si è chiuso ieri sera, non solo senza botti ma senza nemmeno piccoli fruscii. In totale i club italiani hanno investito non più di 20 milioni di euro. Una cifra che fa del mercato invernale 2018, il più misero dei tempi recenti. Una cifra che stride con i 470 milioni di euro spesi dai club inglesi, gli unici che stanno dimostrando ancora di potersi sparare qualche cartuccia pesante sul mercato internazionale.
Il Liverpool, dopo avere incassato 160 milioni di euro dal Barcellona nell’ambito dell’affare Coutinho, ne ha poi spesi 85 per Van Dijk. Il Manchester City ne ha investiti 65 per il difensore Laporte mentre il Manchester United ha accontentato Mourinho, prelevando dall’Arsenal l’attaccante cileno, Alexis Sanchez. L’Arsenal si è difeso, acquistando Aubameyang, per 65,7 milioni. La Liga, oltre al colpo Coutinho ha all’attivo l’acquisto di Diego Costa da parte dell’Atletico Madrid costato 66 milioni. La serie A, si accontenta di Rafinha, Lisandro Lopez e Caceres, giocatori ormai relegati ai margini da parte dei rispettivi club mentre Jonathan Silva dello Sporting Lisbona è arrivato a Roma con la formula del prestito con obbligo di riscatto.
L’unica squadra che ha riparato qualche lacuna è stata l’Inter, mentre Juventus, Milan, Roma e Lazio hanno passato la mano. La Roma ha rischiato di perdere Dzeko, nel tentativo di sacrificarlo sull’altare del pareggio di bilancio. Lascia la serie A, Emerson Palmieri che si accasa al Chelsea di Conte per 20 milioni più 9 di bonus. Forse la perdita più significativa per il calcio italiano è rappresentata dal giovane Pellegri del Genoa, che diventa il 16enne più pagato della storia. Il Monaco lo ha pagato ben 24 milioni.
Un’operazione che è l’emblema di un calciomercato impazzito dove anche le prospettive e non solo i gol e le prestazioni, diventano occasione per far lievitare alla follia i prezzi dei calciatori. Pellegri rappresenta anche il futuro del calcio italiano che emigra altrove per cercare fortuna. Un’operazione di mercato che evidenza ancora di più l’incapacità del calcio italiano di saper cullare i propri talenti in casa, difendendoli dalle grinfie dorate dei top club internazionali.