Da ormai diverse settimane a questa parte la questione si è fatta più spinosa, scatenando discussioni e punzecchiature anche piuttosto accese nel corso di questi ultimi giorni. D’altronde, l’emergenza del coronavirus sembra essere arrivata alle proprie fasi culminanti in Italia. E se da una parte gli aggiornamenti della Protezione Civile di pochi minuti fa ci permettono di abbozzare a un sorriso, dall’altra risulta chiaro come una ripresa di quelle che erano le nostre normali abitudini quotidiane sia ancora piuttosto distante. Se, come ci si auspica, la curva pandemica dovesse iniziare a scendere, dopo le festività pasquali potrebbero poco a poco aprire alcuni esercizi secondari e non aggregativi, come le librerie o i negozi di abbigliamento. Lo stesso, chiaramente, non potrà accadere per luoghi che per loro natura creano un grande affollamento di persone. E, così, il rischio che la Serie A non possa più riprendere sembra ormai essere molto concreto.
Alcuni club di Serie A continuano a premere con veemenza affinché il campionato possa riprendere nel più breve tempo possibile: una fazione capeggiata da Claudio Lotito, presidente della Lazio, e rimpolpata da società del calibro di Napoli e Roma. Ad oggi, tuttavia, tale eventualità appare sempre meno probabile. A dare conferme in merito è Damiano Tommasi, numero uno dell’AIC, in questi giorni impegnato anche a trovare i giusti accordi circa i tagli degli stipendi dei giocatori della Serie A (che potrebbero seguire l’esempio della Juventus, che ha già definito la formula con i propri tesserati). Le parole di Tommasi fanno eco a quelle del ministro Spadafora, e paiono guardare già al futuro: ossia, a come chiudere formalmente il campionato da un punto di vista sportivo, di contratti e di classifica. Un’opzione ventilata anche da diversi presidenti del torneo, come Urbano Cairo del Torino, secondo il quale la stagione è ormai finita e lo Scudetto non va assegnato.