Era tornato all’ombra della Madonnina, sponda rossonera, solamente nella scorsa sessione invernale di mercato. Parliamo di sua maestà Zlatan Ibrahimovic, richiamato a furor di popolo per dare una scossa a un Milan depresso e sempre più l’ombra del gran club che fu. Lo svedese, convinto anche dalle lusinghe di Maldini e soprattutto di Boban, era considerato come una sorta di prescelto: pur se non in linea con i canoni di età della nuova presidenza del club meneghino, le sue qualità erano indubbie anche a 38 anni.
E se in campo il contributo di Ibrahimovic è stato tutt’altro che trascurabile, più nell’aver rianimato la squadra che nei numeri veri e propri (4 gol in 10 partite tra campionato e Coppa sono un bottino comunque importante), il passare delle settimane e dei mesi ha stravolto tale prospettiva. Dapprima c’è stata la cacciata di Boban, indicato come il principale responsabile dell’ennesima rivoluzione rossonera. Poi è arrivato il coronavirus: un’emergenza che ha mandato all’aria qualunque piano.
Ad oggi la sensazione è che la seconda avventura di Zlatan al Milan sia già praticamente finita, e con essa, forse, anche la sua carriera. Deluso dalle voci e dai segnali ricevuti dalla dirigenza rossonera (o da quel che ne resta) negli ultimi giorni, e con un campionato che difficilmente riprenderà, l’attaccante svedese potrebbe decidere addirittura di appendere gli scarpini al chiodo.