Sconfiggendo la Lazio nel posticipo della trentaquattresima giornata del campionato di Serie A, la Juventus ha ripristinato la propria autorevolezza tra i confini nazionali, ponendo una solida ipoteca per la vittoria del nono Scudetto consecutivo. I bianconeri avevano accusato grosse difficoltà nel corso di questa stagione, specialmente nelle ultime settimane. Inequivocabili i numeri: nella scorsa annata la formazione guidata da Allegri aveva 8 punti in più, le sue avversarie svariati in meno. Le inseguitrici, tuttavia, non sono riuscite ad approfittarne, sfilacciandosi una alla volta e spianando il terreno all’ennesimo tripudio della Vecchia Signora.
Mai come quest’anno, in effetti, si è sentita l’assenza di una squadra che potesse recitare il ruolo di antagonista della compagine bianconera fino in fondo, e proprio quando i balbettamenti della Juventus autorizzavano i suoi “nemici” a fare rumore. Per lungo tempo si è creduto che quella parte potesse essere interpretata dalla Lazio di Simone Inzaghi, apparentemente inarrestabile prima della pandemia e ad una sola lunghezza dalla vetta della classifica di Serie A. Alla ripresa del campionato dopo il lungo lockdown, tuttavia, i biancocelesti si sono squagliati come neve al sole, raccogliendo solamente 7 punti nelle 8 partite disputate: un bottino misero per minacciare seriamente la leadership della Juventus, nel frattempo volata a +11. La rosa corta, la stanchezza fisica e mentale, e i numerosi infortuni hanno trasformato la Lazio nella parodia di se stessa, annichilendo le velleità titolate di Immobile e compagni.
Allo stesso modo anche l’ Inter dell’ex Conte, evidentemente ancora troppo vincolata a quel folle DNA che negli ultimi anni ne ha descritto le fortune e, soprattutto, le sfortune, non è riuscita a impensierire più di tanto il sonno bianconero. I nerazzurri si sono spenti proprio nel momento topico, in cui serviva una dimostrazione di forza per mettere pressione ai campioni in carica: fatale il brutto KO incassato dal Bologna, così come gli stop a ripetizione contro Sassuolo e Verona. Squadre non propriamente di prima fascia, contro le quali i meneghini hanno più volte sbattuto anche nelle scorse stagioni. E questo nonostante un mercato sontuoso, che ha stravolto l’identikit dell’ Inter ma, evidentemente, non ancora la sua incostante mentalità.
Ha provato a crederci anche l’ Atalanta, che era però chiamata a un’impresa disperata. I problemi dei bergamaschi risalgono infatti al girone d’andata di Serie A, quando troppi punti sono stati dispersi strada facendo: un parziale in cui gli uomini di Gasperini avevano raccolto appena 35 punti, contro i 39 collezionati al ritorno (e con ancora 3 partite da disputare). In tal senso, la Dea non è mai sembrata in grado di strappare il tricolore dal petto dei bianconeri, e l’epilogo dello scontro diretto dello Stadium ha sancito la resa delle armi della corazzata atalantina. E così, in virtù anche dei suicidi di Napoli e Roma, che nelle scorse stagioni erano emerse come le maggiori avversarie per la corsa al titolo, la Juventus ha trovato un terreno fertilissimo per piantare il seme del suo nono Scudetto consecutivo. Uno dei più difficili, ma certamente meritato: se non altro, per l’assenza di avversari all’altezza del compito.