Alla fine il terremoto è avvenuto. A Torino le scosse si avvertivano già da diverse settimane, ma solo pochi istanti dopo la bruciante eliminazione dagli ottavi di Champions, avvenuta per mano del modesto Lione, il terreno è mancato sotto i piedi di Maurizio Sarri. Andrea Agnelli ha reciso di netto lo scalpo di quello che nei suoi pensieri era già da tempo il suo ex allenatore, congedandolo con alcuni freddi ringraziamenti di rito tramite i social network. Stile Juventus, si dirà. Ovvero, tutto ciò che Sarri non ha mai saputo incarnare, fin dall’inizio della sua avventura sulla panchina bianconera. Una scommessa persa in partenza, si dirà di nuovo. Ma la retorica del retropensiero non lasciava alla Vecchia Signora troppi margini per rimuginare. L’emergenza covid ha accelerato qualunque processo: una corsa contro il tempo, con l’inizio del prossimo campionato fissato tra un mese appena.
E alla fine la scelta della successione è ricaduta su una vecchia gloria: uno che ha vestito tardi la casacca bianconera, ma che ha saputo farlo talmente bene da dar l’impressione di essere predestinato a indossarla fin dalla nascita. D’altronde, anche dopo l’addio avvenuto all’indomani della sfortunata finale di Berlino del 2015, quando i sogni bianconeri si sono infranti contro il Barcellona del magico tridente M-S-N, Andrea Pirlo è sempre rimasto vicino all’universo della Juventus. Ci era rientrato solamente una decina di giorni fa, a 41 anni compiuti, in qualità di allenatore dell’Under 23 della squadra. A presentarlo c’era il presidentissimo in persona, l’altro Andrea che parla poco, ma mai a vanvera. Così Agnelli a fine luglio: “Siamo fieri ed orgogliosi dell’inizio di questa sua avventura da noi come allenatore. Un progetto che abbiamo fortemente voluto, il primo passo di una carriera ricca di soddisfazioni. Con l’obiettivo, in futuro, di passare dalla seconda squadra alla prima.” Parole che sapevano già di investitura, anche se nessuno avrebbe mai pensato a ciò che sarebbe potuto accadere pochi giorni più tardi. Tappe bruciate, salti nel buio. Discipline alle quali il flemmatico Pirlo, il riflessivo Pirlo, non è abituato. L’ennesima scommessa che la Juventus proverà a vincere per rinnovare il proprio ciclo e rilanciare l’assalto all’ossessione europea.