Roberto Mancini ha scatenato grandi polemiche sui social. Ha postato infatti sul suo profilo Instagram una vignetta a tema Covid-19. “Come ti sei ammalato” chiede l’infermiera al paziente steso sul lettino. “Guardando il TG” sarebbe la risposta del paziente.
Considerato l’impegno della FIGC per responsabilizzare sull’uso delle mascherine e sul rispetto di tutte le norme in materia di distanziamento sociale, questo messaggio è una bomba all’hotel come l’amore cantato da Gianna Nannini.
Mancini peraltro aveva partecipato a una visita a Bergamo, città simbolo del lockdown di marzo, con i mezzi militari che trasportavano le bare delle vittime della pandemia a far da monito. Un ricordo svanito troppo presto.
In Italia, infatti, la curva dei contagi è in costante aumento, la politica sembra di nuovo sorpresa dagli eventi mentre la seconda ondata mette paura e riempie gli ospedali.
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Su Twitter, dopo diverse ore, il ct della Nazionale si è scusato per quella vignetta condivisa senza ulteriori messaggi, senza elementi di contesto. “Mi è sembrata sdrammatizzare un momento così complicato. Tutto qui. Non c’era alcun messaggio sottinteso e nessuna intenzione di mancare di rispetto ai malati e alle vittime del Covid-19, se così fosse me ne scuso” scrive Mancini.
Al di là delle intenzioni, restano però gli effetti. E in uno scenario preoccupante, in cui si passa dagli allarmismi più eccessivi alle negazioni altrettanto eccessive del problema, gli effetti delle considerazione pubbliche assumono un’importanza cruciale.
Soprattutto se a parlare è una figura di riferimento, che ha alle spalle un soggetto come la Federazione impegnato a veicolare messaggi di tutt’altro tenore. Mentre il Presidente della Repubblica coinvolge star dei social come Fedez e Chiara Ferragni per invitare a prendere tutte le precauzioni, messaggi come questi hanno conseguenze. Potenzialmente più durature di una semplice condivisione su Instagram, per un pugno di like in più.
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