L’emozione di Napoli prima della sfida con il Rijeka di Europa League. Lo stadio è vuoto, l’amore unisce tutta la città. I video di Leonardo Zullo lo dimostrano
Diego Maradona crea simbiosi, costringe a schierarsi. Napoli è, e sempre sarà, dalla sua parte. Anche lo stadio, promette De Laurentiis, porterà il suo nome. L’idolo di chi era contro, divo a Napoli e non a Barcellona, a Fuorigrotta si sentiva un uomo normale, uno di casa. Anche se la normalità non ha mai davvero saputo cosa fosse. I suoi eccessi, il suo marchio speciale di speciale disperazione avrebbe detto De André, è sceso come un’apparizione sul San Paolo un pomeriggio d’estate.
Era il 5 luglio 1984, guardava verso tribune ammassate di tifosi che già avevano sognato una strada. Avevano capito quel che sarebbe diventato chiaro per tutto il resto della sua esperienza italiana. Napoli aveva trovato il suo condottiero, il campione che avrebbe dato voce a un desiderio di riscatto, uno scugnizzo con la magia nei piedi e la voglia di sbeffeggiare i potenti sempre nella testa. E un po’ anche nelle mani di Dios.
Leggi anche – Maradona, folla alla camera ardente: l’omaggio dei tifosi a Buenos Aires
Il saluto a Maradona per le vie della città
Oggi Napoli lo saluta per l’ultima volta. Il San Paolo è quanto di più lontano dalla scena di quel pomeriggio di luglio. Una pletora di seggiolini vuoti. E fuori, una città illuminata per lui, perché il suo abbraccio vada al mondo intero. Perché illumini l’ultimo viaggio di chi è ancora venerato come una laica divinità. Perché Maradona, troppo umano per essere perfetto e troppo perfetto per essere considerato semplicemente un uomo, ha sparso felicità. Lo confermano i tanti ventenni che l’hanno omaggiato fuori dal San Paolo, in barba alle norme sanitarie, e alla camera ardente a Buenos Aires.
Un fiume di persone unite da un lutto difficile da decifrare per chi non ha vissuto Maradona. Ma un aspetto colpisce tutti. Nel continuo affluire di cuori desolati è continua la presenza di ragazzi che non possono avere l’età per averlo visto giocare dal vivo.
Da Fuorigrotta al Vomero-Arenella è un unico afflato nel nome di Diego. Applausi interminabili. Lo stadio è l’ideale punto di arrivo di un sentimento collettivo, di un dolore da condividere perché la nottata passi un po’ più in fretta.
Leggi anche – Maradona, Napoli gli dedica lo stadio: il San Paolo pronto a cambiare nome
Napoli-Rijeka, minuto di silenzio poi la vittoria
L’emozione è densa anche dentro lo stadio, dove gli echi ovattati dei cori accompagnano un minuto di silenzio profondo. Mentre sugli schermi del San Paolo il volto di Maradona campeggia un’ultima volta, tutto il Napoli si schiera con la sua maglia, la dieci.
La partita è un’appendice. Il Napoli comunque onora l’occasione, vince la prima partita in casa di questa Europa League e sale in testa al girone. Finisce 2-0 contro il Rijeka: autorete di Anastasio nel primo tempo, gol di Lozano nel secondo su assist di Insigne che avrebbe tanto voluto segnare. In un giorno di commozione per un intero popolo che Maradona ha condotto in cammino verso un sogno.
Leggi anche – Morte Maradona, Sabella non regge la notizia: ex ct ricoverato d’urgenza