Mauricio Pochettino è il sesto allenatore nei nove anni di presidenza qatariota del PSG. I suoi principi di gioco e la possibile applicazione
Mauricio Pochettino torna al PSG. Vent’anni fa, da calciatore, viveva la prima delle sue due stagioni e mezzo a Parigi. Un’esperienza che gli è rimasta nel cuore, ha detto in occasione della presentazione. E’ il sesto allenatore nei nove anni della proprietà qatariota.
Da allenatore, le esperienze con Espanyol, Southampton e Tottenham ne hanno forgiato e cambiato il profilo. Inizialmente rigido e dogmatico, è diventato un tecnico più disposto a condividere. E servirà per convincere la rosa più lussuosa di Francia, e il gruppo di giocatori più ricco che abbia mai gestito, a seguirlo nell’applicazione del suo calcio.
Vuole una squadra “combattiva e offensiva” ha detto l’argentino scelto anche, secondo The Athletic, per i buoni rapporti con il Qatar. Nel 2017, nel pieno dello scandalo per l’assegnazione dei Mondiali 2022 e delle violazioni dei diritti umani, ha esaltato il Qatar per la visione e la passione verso lo sport, nel corso di una conferenza all’Aspire Global Summit.
In 513 partite da allenatore, non ha vinto nemmeno un trofeo. Al PSG dovrà vincere subito, tanto, e bene. Perché vincere a Parigi non basta. Gli sceicchi hanno esonerato Antoine Kombouaré, da primo in classifica e con una coppa nazionale in bacheca. Hanno mandato via Ancelotti dopo un titolo in campionato. Laurent Blanc ha vinto undici trofei, Unai Emery sette. A Thomas Tuchel non è bastata una finale di Champions League, la prima per il PSG, e la percentuale di vittorie più alta di sempre fra gli allenatori del club.
“Il mio obiettivo è vincere ogni partita – diceva Pochettino nel 2014 – e se lo fai nel modo giusto, magari a fine stagione alzi anche qualche trofeo“. La coppa, il primo posto, come accessorio del successo conquistato domenica dopo domenica, dunque, non un obiettivo in sé. Può essere questo il cambio di rotta del PSG.
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In Premier League, ha utilizzato spesso il 4-2-3-1, con i difensori chiamati ad avviare la costruzione dell’azione e gli attaccanti partecipi della fase di pressing. Nella stagione 2018-19, chiusa con la finale di Champions, solo il Manchester City di Guardiola concedeva agli avversari più passaggi per azione difensiva del suo Tottenham.
In Francia, eredita il PSG da uno dei “discepoli” della scuola del contro-pressing, la nouvelle vague della scuola tedesca di cui fanno parte il prodigio della panchina Julian Nagelsmann ora al Lipsia e Jurgen Klopp. Tutti devono molto a Ralf Rangnick.
Tuchel ha disegnato un 4-3-3, o 4-2-2-2, intorno alle qualità delle due stelle Neymar e Mbappé. Il brasiliano riceve fra le linee, il francese occupa il corridoio scoperto in profondità, Di Maria ha la principale responsabilità nella fase di pressing.
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Uno degli obiettivi che Pochettino persegue nel mettere in campo le sue squadre è un buon livello di flessibilità nelle due fasi nella metà campo offensiva. Il pressing alto non è un dogma, non è sfrenato, ma la partecipazione dei centrocampisti offensivi al recupero della palla resta una costante per il successo delle sue squadre.
Per ottenere questo risultato, serve una compattezza verticale, tra le linee, che non sempre il PSG ha mostrato quest’anno. Tuchel ha dato molto spazio a Gueye, mediano senegalese che conta più sull’intelligenza tattica per interrompere l’azione avversaria, per aumentare la solidità di un reparto vissuto quasi solo su registi e palleggiatori.
Pochettino potrebbe sfruttare Verrati o dare più chances a Draxler per guadagnare in flessibilità fra le linee. Servono infatti elementi che possano giocare come Lallana nel Southampton o Eriksen nel suo Tottenham. E non è escluso a questo punto che il danese, in uscita dall’Inter, possa unirsi di nuovo all’argentino.
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Sarà presumibilmente soddisfatto, il nuovo tecnico, dell’aggiunta in rosa di Florenzi, visto che chiede molta spinta ai terzini. Nel 2016-17, ad esempio, un quarto degli assist stagionali degli Spurs nella sua gestione arrivarono proprio dai terzini.
La spinta sulle fasce da dietro permetterà a Neymar e Mbappé di continuare a dialogare e aprire spazi, con una dinamica che può ricordare quella creata tra Son e Kane: uno indietreggia per sbilanciare la difesa, l’altro sfrutta la profondità. Il dialogo nella zona centrale con la mezzala più offensiva facilita la realizzazione di passaggi progressivi, che riducono il numero di avversari tra il pallone e la porta.
Certo, servirà anche un’applicazione maggiore per recuperare il pallone. Ad oggi, in campionato, il PSG ha successo in meno di un terzo delle azioni di pressing tentate in Ligue 1. Lo spirito combattivo e offensivo comincia da qui.