Il Giudice sportivo ha punito l’espressione blasfema di Lazzari, e arriva la squalifica dopo la prova tv che evidenzia la bestemmia. In Serie A aumentano i casi e l’assenza dei tifosi le amplifica notevolmente.
Manuel Lazzari è stato fermato dal Giudice sportivo a causa della bestemmia in campo e salterà per squalifica il prossimo match di Serie A. La decisione punisce l’espressione blasfema dell’esterno laziale, che non è il primo ad essere fermato a causa di una bestemmia. Un fenomeno tristemente attuale in Italia, amplificato dagli stadi vuoti. L’assenza dei tifosi permette alle telecamere e ai microfoni di ascoltare le conversazioni in campo. Una fortuna per gli appassionati di calcio, che entrano nel vivo dello sport più amato. Un boomerang se si pensa che in molti calciatori però non riescono a frenare gli istinti lasciandosi andare ad espressioni blasfeme. E la storia ne è tristemente piena.
Lazzari è l’ultimo a farne le spese. “Il Giudice Sportivo – sottolinea la nota – ricevuta dalla Procura federale rituale segnalazione ex art. 61, comma 3 CGS in merito alla condotta del calciatore Manuel Lazzari consistente nell’aver pronunciato un’espressione blasfema al 7° del secondo tempo. Acquisite ed esaminate le relative immagini televisive, di piena garanzia tecnica e documentale; considerato che il calciatore in questione è stato chiaramente inquadrato dalle riprese televisive mentre proferiva un’espressione blasfema, individuabile ed udibile senza margini di ragionevole dubbio, e che, pertanto, tale comportamento, deve essere sanzionato ai sensi dell’art. 37, comma 1, lett. a) CGS, e della richiamata normativa sulla prova televisiva; P.Q.M. delibera di sanzionare il calciatore Manuel Lazzari (Soc. Lazio) con la squalifica per una giornata effettiva di gara”.
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Manuel Lazzari non è il primo calciatore della Serie A ad essere squalificato per una bestemmia colta della telecamere. E purtroppo non sarà neanche l’ultimo. Un fenomeno triste che nella passata stagione costò squalifiche nel campionato e anche in Serie B. Caceres fu fermato dopo un match fra Brescia e Fiorentina, e Iachini fu punito, per ben due volte, per quella che nei comunicati è sottolineata come “espressione blasfema”. Stesso provvedimento fu preso per Skriniar, che imprecò dopo il rosso contro il Sassuolo.
Non mancano i casi in Serie B. Il protagonista fu Serse Cosmi, colto sul fatto durante una imprecazione dopo aver fatto ritorno sulla panchina del Perugia. La storia però è lunga e tristemente ricca di episodi del genere. Alcuni decisero anche i match, e fecero infuriare i calciatori come nel caso di Bruno Conti. L’uomo simbolo della Roma fu espulso per un presunto sputo al guardialinee, e si sfogò poi davanti ai microfoni. “Non ho commesso un gesto così brutto. Tutto ciò lede la mia professionalità e la mia dignità. Magari può essermi uscita qualche bestemmia, ma uno sputo no” disse disconoscendo forse che anche quel gesto vale una squalifica.
Non solo Lazzari. La prima bestemmia punita in campo ebbe una eco incredibile, e la decisione dell’arbitro fu influente nel risultato finale. Era la stagione 1975-76, e il Como neopromosso era in vantaggio contro la Juventus. L’arbitro Menegali a due minuti dalla fine coglie la sfuriata del capitano del Como contro un compagno. Claudio Correnti fra le urla si lascia uscire dalla bocca una bestemmia che viene punita con un calcio di punizione. Da quella decisione scaturì la rete del pari su un tiro di Cuccureddu deviato da Fontolan. Nel post partita si scatenarono le polemiche e in molti si dichiararono contro le sanzioni. Era un calcio ruvido e senza microfoni, e le espressioni blasfeme erano tante, troppe.
Spulciando i regolamenti però fu chiaro fin da subito che le bestemmie dovevano essere punite con una punizione indiretta e il rosso all’autore del gesto. Nel caso di Correnti, l’arbitro bersagliato dalle critiche risultò addirittura troppo buono, e quell’episodio fece la storia del calcio. Da quel momento in poi aumentarono le telecamere, e soprattutto i microfoni. Il fenomeno però è ancora tristemente attuale, nonostante le squalifiche che pesano sui calciatori accusati di blasfemia.