Pierpaolo Bisoli poteva diventare il nuovo Carlo Mazzone o Nedo Sonetti, Ma in Serie A ebbe poca fortuna tra Cesena, Cagliari e Bologna.
Solo una volta la piazza Cesena era il trampolino di lancio di alcuni allenatori. Tra chi ha conquistato uno scudetto, prima di aver fatto la gavetta in bianconero, si registra infatti gente come Arrigo Sacchi (fu tecnico nei settori giovanili e vinse con la Primavera), Gigi Radice e Marcello Lippi, che non si limitò solo ai campionati e trionfò anche in Champions League e al Mondiale del 2006.
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Poteva essere Bisoli a seguire questa scia, ma la massima categoria proprio non sorride al tecnico di Porretta Terme. Un conto infatti è allenare in Lega Pro e Serie B, un altro è fare il mestiere in maniera onesta, quando si affrontano top player e ogni settimana si è nell’occhio del ciclone. Cesena sembrava almeno la piazza adatta per Bisoli: doveva dimostrare di essere un allenatore da prima fascia, in quanto in bianconero ha raggiunto tre promozioni negli anni e una salvezza forse ancora più miracolosa.
Il primo ciclo finì quasi senza un motivo, in quanto il tecnico aveva già un accordo di massima con il Cagliari di Massimo Cellino. All’inizio tutto sembrò girare a meraviglia nel torneo 2010-2011, sottolineando la sua prima vittoria in Serie A con un roboante 5-1 inflitto alla Roma al “Sant’Elia”.
Sembrava l’inizio di una lunga storia, o almeno l’inizio di una carriera promettente ad alti livelli. Sembrava, appunto. Perché con l’ambiente non c’era più il feeling di un tempo, quando faceva il mediano e dava sane legnate ai centrocampisti avversari. I metodi duri non erano il massimo per i rossoblu, soprattutto per Daniele Conti e Alessandro Agostini, allora senatori della squadra. Morale della favola? Bisoli li mise fuori rosa, Cellino li reintegrò e qualche settimana dopo cacciò il tecnico dalla panchina sarda. 11 punti in 12 partite e tanti saluti.
L’occasione per dimostrare di essere un allenatore valido per la categoria arrivò da Bologna, ma Bisoli fece addirittura peggio con un punto raccolto nelle prime cinque giornate. Troppo poco, la piazza di Bologna non è mai tenerissima con gli allenatori. Un altro esonero e ritorno nel lido di Cesena, dove è arrivata prima una salvezza e poi una promozione – insperata – in Serie A.
Forse, il patatrac peggiore: il coach si è accontentato di una rosa palesemente inadeguata per la categoria, professandosi fiducioso per la corsa salvezza. E all’inizio le cose sembravano andare bene, grazie alla prima vittoria conquistata contro il Parma.
A lungo andare, però, il reale valore della squadra è uscito allo scoperto e, senza riversare troppe colpe ai singoli, Bisoli ha fatto quello che poteva, per un bilancio di 8 punti in 14 partite e un nuovo esonero, forse anche evitabile prima della sessione invernale di riparazione. Con un bilancio di 20 punti in 31 partite da allenatore nella massima serie, il bilancio sinora è prettamente negativo. Un tecnico energico come Bisoli avrebbe meritato una chance in più.