L’Inter con la vittoria sul Parma è in fuga, ma le inseguitrici non mollano: la storia è infatti piena di grandi rimonte in Serie A. Da Calori a Trapattoni, passando per le lacrime di Ronaldo.
Corre l’Inter, in fuga per lo Scudetto. La vittoria con il Parma ha lasciato invariato il distacco da Juventus e Atalanta e allungato il divario sul Milan, che ora è lontano 6 punti dalla vetta. Un dato che fa sorridere i nerazzurri, ma che non lascia sereno Conte, deciso a vincerle tutte per spezzare il lungo dominio dei bianconeri. I tranelli, per chi guida la classifica, sono sempre dietro l’angolo, e il calendario può riservare ancora sorprese. In questa chiave vanno lette le scelte dell’allenatore, che anche contro i ducali ha puntato sugli uomini migliori per non rischiare nulla.
Dietro infatti si alternano, in una grande corsa che vede al comando una macchina perfetta, e le pretendenti al titolo all’inseguimento con qualche pit stop che ha condizionato la rincorsa. La storia della Serie A però insegna che le rimonte sono possibili, e dopo quasi 10 anni ad inseguire, l’Inter dovrà fare di tutto per mantenersi in testa al campionato. Serve un rush finale impeccabile a Conte, per evitare un harakiri come quello della stagione 2001-2002, in cui proprio i bianconeri furono attori protagonisti di un ribaltone storico.
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L’Inter è in fuga, non molla e meriterebbe lo Scudetto per quanto ha messo in mostra fino a questo punto del torneo. La storia però suggerisce ai nerazzurri di non lasciare nulla al caso, perché le rimonte subite sono rimaste negli almanacchi e nelle pagine più tristi della storia nerazzurra. La più incredibile fu quella che cancellò il sogno di Cuper. Quella delle lacrime di Ronaldo, forse il miglior calciatore mai visto in Italia, seduto in panchina incredulo dopo il match perso con la Lazio. La classifica recitava Inter 69, Juventus 68, Roma 67. Il gemellaggio con i biancocelesti sembrava il preludio alla festa scudetto. Niente di fatto, con i nerazzurri sconfitti e addirittura terzi nella graduatoria finale. La festa si spostò a Torino, e nell’immaginario collettivo dei tifosi bianconeri, quello resta lo scudetto più appagante della storia.
Anche l’Inter di Herrera rimase con il cerino in mano. Era la stagione 1966/1967, quella della grande squadra che dominava, e che chiuse il girone d’andata con la Juve molto lontana. Proprio contro i bianconeri arrivò l’occasione per chiudere i conti, ma vinsero i gli avversari, che ad una giornata dal termine si trovarono con un solo punto di svantaggio. A Mantova la papera di Sarti fu decisiva in una sconfitta amara per la “beneamata”. La Juve infatti uscì con i due punti nel match con la Lazio, e portò a casa la vittoria in campionato.
Pochi anni dopo ci fu la partita soprannominata “la fatal Verona”. A lottare per la vetta erano Juventus, Lazio e Milan. I rossoneri di Nereo Rocco giocavano per la stella ma inciamparono spesso nelle battute finali. All’ultima giornata la classifica era questa: Milan 44, Lazio e Juventus appaiate a 43. Il ribaltone arrivò quasi allo scadere dell’ultima giornata. I rossoneri furono perentoriamente sconfitti 5-3 dal Verona, la Lazio perse a Napoli e Trapattoni rimontò la Roma, festeggiando un titolo clamoroso.
Anche il Milan in due occasioni fu capace di superare le avversarie in extremis. Ci riuscì Sacchi, con una storica cavalcata culminata con il sorpasso al Napoli di Maradona. Allo scontro diretto i rossoneri riuscirono ad avere la meglio sui partenopei, mai capaci di ridurre le distanze. Iniziò così l’era Sacchi alla guida del diavolo. Nel 1999 invece fu Zaccheroni a dare un dispiacere ai tifosi della Lazio.
Sorpasso a 4 giornate dal termine e Scudetto numero 17 festeggiato a Perugia. Sempre nella città umbra arrivo la rivincita dei biancocelesti un anno dopo. Eriksson guidò la squadra fino al sorpasso nel pantano di una partita sfortunatissima per i bianconeri, trafitti da Calori. Fu il gol che impacchettò il titolo e lo consegnò ai biancocelesti.