Park Ji-Sung compie 40 anni, è ancora oggi l’unico calciatore asiatico ad aver vinto la Champions: è entrato nel cuore di tutti gli appassionati
Il Manchester United di Ferguson è passato alla storia, sia nella sua versione anni ‘90, sia nella sua versione anni 2000. In particolare, di quest’ultima, facevano parte Rooney, il primo Ronaldo che giocava ancora come ala tra attacco e centrocampo, Giggs e Scholes, Ferdinand, i fratelli Neville, Van der Sar, e infine anche il coreano Park Ji-Sung.
Park, è stato il giocatore più importante per tutto il movimento asiatico, alla pari di Nakata, ex conoscenza del campionato italiano. Il coreano del Manchester United, è rimasto nella storia del calcio, anche perché è ad oggi l’unico asiatico ad aver mai vinto la coppa dalle grandi orecchie.
La sua presenza era fondamentale per Ferguson, ed era riconosciuta dai compagni di squadra. Addirittura, per Rooney, Park Ji-Sung era importante quanto Cristiano Ronaldo, grazie alla sua qualità e alla sua quantità in mezzo al campo.
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La carriera di Three-lungs Park
Arrivato in Europa dal Giappone, Park gioca le sue prime stagioni al PSV, dal 2002 al 2005, anno in cui viene acquistato dallo United. Ad Old Trafford, il coreano ottiene le sue fortune maggiori, sia in Premier che in Europa, vincendo la Champions del 2008.
In Inghilterra, lo hanno ribattezzato Three-Lungs Park, letteralmente tre polmoni Park, infatti correva in ogni parte del campo, a pressare gli avversari, oppure a cercare di farsi servire. Un centrocampista duttile che seguiva i “nemici” come fantasmi, come dichiarato anche da Andrea Pirlo, riguardo la partita di Champions, Milan-United del 2010.
Nel 2012 passa al QPR, e dopo una stagione, ritorna in al PSV in Olanda, segnando appena 2 gol in 23 presenze in campionato, senza entusiasmare. Nel 2014, annuncia il ritiro, ad appena 33 anni, ma con alle spalle una carriera invidiabile.
Park Ji-Sung, quindi, è stato di sicuro uno dei giocatori più amati dagli appassionati. Grazie alle sue corse a coprire tutto il campo, grazie alla sua velocità, e anche per via delle emozioni legate a quel grande United di Ferguson, in cui lui appariva come corpo estraneo, salvo poi prendersi la scena.