Atletico e Real Madrid dividono un pareggio che serve a metà. L’Atletico deve fare di più, il Real accelerare nella sua rimonta.
Atletico Madrid e Real in Liga non vanno oltre il pari. Il derby giocato – ovviamente a porte chiuse – allo stadio Metropolitano di Madrid ha regalato a tratti anche noia e svogliatezza. Il pareggio non accontenta in pieno nessuna delle due compagini, che pensano chiaramente all’Europa di questi periodi ma devono dare ulteriori segnali al campionato.
L’Atletico è ancora in testa, ma ha solo tre lunghezze di distanza dal Barcellona uscito vincente dal campo dell’Osasuna. E ne ha cinque in più rispetto ai rivali cittadini, almeno in questo le distanze sono state mantenute. Le polemiche non sono mancate, da una parte e dall’altra. Il Real Madrid di questi tempi fa la parte della vittima, l’Atletico quasi…l’asseconda, con la risposta del suo presidente Enrique Cerezo che ha preferito ironizzare su quanto detto dai blancos.
Il pari dunque come mezza panacea ai mali che si trascinano in questa stagione le due squadre. È paradossale dire questo per una prima e una terza in classifica, ma Diego Simeone e Zinedine Zidane sanno che il lavoro in primavera aumenta e non bisogna trovarsi impreparati. E il derby ne è stata la prova, anche se l’assenza del pubblico, mai come in questi casi, si fa veramente sentire.
I gol della gara sono stati realizzati da Luis Suarez e da Karim Benzema, a emblema del loro modo di giocare.
Quello di Suarez è un concentrato di bellezza e praticità, l’esterno destro con cui supera Courtois è la sintesi dell’efficacia e di come si attacca la profondità. Sfiorando il 2-0 si è ritrovato davanti il portiere belga, che ha mantenuto i blancos sulla soglia di galleggiamento.
Benzema è spietatissimo, lucido quanto basta anche nelle giornate in cui passa quasi a fare la comparsa per buona parte del match. In questo è stato l’erede naturale di David Trezeguet, un pallone e una frazione di secondo e via a gonfiare la rete. Nulla da fare per Oblak, impegnato il giusto e già autore di due parate sul francese.
Non è stato solo il derby dei bomber e dei tecnici, ma anche dei rigori non dati. Hernandez (non è una ripetizione, ma proprio il nome del direttore di gara), richiamato al Var per un tocco di mani di Felipe in area, rimane della sua idea: niente penalty. E ci vuole anche fegato per fare questo, dimostrazione di come l’arbitro non abbia timori reverenziali.
Inoltre, è stato il derby delle incompiute. Joao Felix, partito dalla panchina, in mezzora non ha incantato, è sembrato contratto e straniato rispetto al resto dei compagni. Rodrygo e Vinicius, dall’altra parte, sono ancora troppo acerbi per non parlare di Asensio, rimasto praticamente ai tempi del 4-1 contro la Juventus.