Il nervosismi di Agnelli e la furia di Nedved sono segnali chiari in casa di una Juventus che medita una rivoluzione. Il suo gesto con il Porto non è il primo in questa stagione.
Pavel Nedved non è solo il vicepresidente della Juventus, ma anche il primo tifoso di una squadra che ancora una volta ha dovuto dire addio al sogno Champions. Contro il Porto la dirigenza bianconera ha vissuto male una partita che si è trasformata nell’ennesimo incubo, ed avrà ripercussioni importanti nelle scelte alla Continassa. Lo testimoniano i nervosismi dei dirigenti della Juve. Il gesto della “furia ceca” dopo il triplice fischio dell’arbitro è un chiaro segnale, ma i silenzi di Andrea Agnelli fanno ancora più rumore. Hanno il sapore dell’ incredulità, della difficoltà nel darsi una spiegazione. Della rabbia.
Pavel Nedved ha sfogato tutto il suo risentimento dando un calcio su un cartellone pubblicitario a bordo campo. Le decisioni dell’arbitro Kuipers non sono piaciute infatti al club, e anche Pirlo si è fermato con il direttore di gara per avere chiarimenti. Dietro il gesto però c’è tutta la rabbia per una partita da vincere, e per un percorso che ha messo in mostra i limiti della squadra. Non è la prima volta che accade, perché Nedved nella stagione in corso si era già reso protagonista di duri sfoghi.
Dati che testimoniano il momento difficile dalla società, che medita la rivoluzione dopo l’ennesima debacle in Coppa. Negli anni passati c’era lo scudetto a rendere interessante e vincente il percorso del club, che quest’anno insegue e rischia di chiudere un ciclo ricco di successi.
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Più tifoso che dirigente, forse più giocatore che vicepresidente, nonostante abbia da qualche anno appeso le scarpette al chiodo. Pavel Nedved non è uno che ci sta a perdere, e la sconfitta della Juventus contro il Porto ha scatenato la sua ira. La pedata ad un tabellone pubblicitario è forse la rappresentazione della sua voglia di dare un calcio ad una stagione che fino a questo momento ha portato ai bianconeri più ombre luci. La Supercoppa ha un effetto placebo per i dirigenti alla Continassa, che non sono abituati a stagioni delicate.
Tanti tifosi hanno sottolineato la furia di Nedved, che manifesta i nervosismi del club. Ma non è la prima volta. Anche durante il match contro la Fiorentina, perso male dopo l’espulsione a Cuadrado, il vicepresidente abbandonò lo stadio. E lo fece anche pochi giorni dopo in un incontro della squadra Under 23, impegnata contro il Renate. Contro il Napoli invece le tante urla dalla tribuna risuonarono come un presagio negativo. Tanti, troppi segnali di nervosismo dai dirigenti bianconeri. Un dato che fa riflettere.
La Juventus medita infatti la rivoluzione, che dovrebbe partire dagli addii di Chiellini e Buffon, dalle valutazioni su Ronaldo e ancora su Rabiot e Ramsey. I bianconeri non ci stanno a perdere, e potrebbero ben presto chiudere un ciclo con una serie di addii eccellenti.