Caos nazionali: in Francia i giocatori non europei non potranno andare in nazionale, mentre in Italia le squadre con positivi tentennano.
La situazione pandemica è molto seria e difficile. Dopo un anno siamo ripiombati nello stesso punto, con gli stessi problemi. Il calcio ne risente tantissimo, e infatti la CONMEBOL ha rinviato a inizio giugno le partite di qualificazione mondiale per il Sud America.
In Francia, i nazionali non europei di Ligue 1 e Ligue 2, non potranno andare a giocare le partite di qualificazione Coppa d’Africa e per il Qatar 2022 in Asia. Una restrizione, che segue quella di molte squadre inglesi, che non avrebbero mai mandato oltre l’Europa i propri giocatori, col rischio di ritrovarli positivi o in quarantena al rientro.
In Italia, non ci sono ancora delle notizie sul caos nazionali, ma è molto probabile che squadre con dei positivi, come adesso l’Inter, non mandino i propri giocatori nemmeno nelle nazionali europee. Il rischio, del resto, dopo le positività di D’Ambrosio e Handanovic è quello di un cluster nel gruppo squadra nerazzurro.
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Da dove nasce il caos nazionali
Il caos nazionali nasce da lontano, ovvero dal fatto che la FIFA in accordo con le varie federazioni, ha voluto mantenere un calendario normale, nonostante la situazione ormai da un anno, normale non sia.
Fare tutto insieme, può valere per i club, ma metterci le convocazioni in nazionale, porta ad altri guai, che alimentano il caos già presente. Infatti, se una squadra di club qualsiasi, dovesse avere in rosa dei giocatori di ritorno dalle qualificazioni mondiali positivi, potrebbe dover rinviare delle partite o perdere calciatori importanti per sfide decisive per la stagione.
Al momento, dunque, se da Premier e Francia sono arrivate delle risposte, così come l’aiuto da parte della CONMEBOL, da Italia, Spagna e Germania, non ci sono novità. Ma, probabilmente, saranno date entro questa settimana.
Molto importante, adesso, è cercare di tenere una linea unita da parte delle varie leghe e federazioni nazionali, per evitare il caos nazionali. Perché salvare la stagione a tutti i costi, però minando la salute dei calciatori e di chi ci vive con loro, non è affatto una cosa buona e giusta.