Islanda, magia svanita: cosa rimane della nazionale?

L’Islanda è tornata con i piedi per terra. La nazionale ora è una semplice compagine sparring partner e non la rivelazione delle competizioni.

I ghiacciai calcistici si sono sciolti presto. Il miracolo che aveva creato l’Islanda pian piano è svanito nel corso del tempo, anche se la favola rimane ugualmente. La nazionale ha avuto una involuzione oppure semplicemente è tornata al suo stato d’origine, ovvero una compagine senza grossi sobbalzi ma comunque sobria e dignitosa.

Il boom dell’Islanda aveva portato gli appassionati calcistici a una sorta di mania verso il popolo dei ghiacci. Squadra simpatica, risultati a sorpresa, facilità di comprensione sportiva. Era una sorta di modello anche per chi affrontava le gare con più talento, nell’Islanda non c’era lo spunto della punta e del numero 10 (per dirla alla Ligabue).

Stavano però nel mezzo, una nazionale né troppo scarsa e nemmeno troppo forte, prendendo i singoli. Ma sapevano far gruppo e rendere straordinario l’impossibile, ci riuscirono per alcuni anni tanto da arrivare nel luglio 2017 alla posizione numero 17 del ranking Fifa. Fu quello il canto del cigno, a dimostrazione di come questa classifica non sia indicatrice dei valori assoluti bensì di quelli del momento.

L’Islanda ha avuto il suo paradiso, lo ha sfruttato e poi è tornata con i piedi per terra. I tre punti in tre gare nelle qualificazioni la dimostrazione. Prima del 4-1 di mercoledì contro il Liechtenstein, erano maturate le sconfitte contro Germania e Armenia, capolista del girone.

L’impresa, il Geyser e il son

Brian Bjarnason - Getty images
L’Islanda ha un giocatore giramondo, Bjarnason ai tempi del Basilea – Getty Images

La nazionale dove tutti terminano in son, aveva importato anche la danza del vulcano, per alcuni anni nelle hit parade un po’ in tutti gli stadi. Gli islandesi sono stati una boccata di acqua fresca, tifosi civilissimi e modi di fare da signori.

Si qualificò agli Europei e fece la protagonista, ben più del Portogallo vincente. Passato il girone, negli ottavi fece lo scherzo pesante all’Inghilterra, un affronto praticamente calcistico. I sudditi che si vantano di avere inventato questo sport sconfitti da una nazionale sino ad allora comparsa del calcio mondiale.

Uscita poi ai quarti contro la Francia, l’Islanda proseguì la sua marcia e si qualificò anche ai mondiali russi. Nonostante il clima più adatto, fece ben poco, solo un pari e due sconfitte, ma la prima volta è quella che non si scorda mai.

Pian pianino il ritorno alla normalità, basti pensare che in Italia sono da anni in campo Bjarnason e Halfreddson, non proprio due fenomeni. Il primo fu quasi al centro di un caso tra Pescara e Islanda per la disputa dei playoff, in una curiosa battaglia social fra rispettive tifoserie.

Ora che l’Islanda è diventata una compagine normale, forse si capirà maggiormente la portata delle sue imprese passate.

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