Dazn e i nuovi diritti tv. Un tema particolare, analizzato da giornalisti ed esperti del settore per capire meglio il calcio che verrà.
Il calcio in tv, o per meglio dire sul web. I nuovi diritti tv sono in realtà dei diritti web che si allargano con un nuovo bacino e delle nuove intenzioni. La terminologia dei diritti tv rischia di essere superata, l’offerta di Dazn in collaborazione con Tim è tale da aver creato un unicum nella storia tra i media e il calcio italiano.
Lo sa bene Simone Salvador, autore del libro “Decoder – Storia della pay-tv sportiva in Italia”, che ha analizzato gli ultimi trent’anni del mezzo mediale applicato al calcio nostrano.
«A sorpresa, ma fino a un certo punto – ha dichiarato in una recente trasmissione – Dazn con l’apporto di Tim è riuscita ad avere sette gare in esclusiva e prossimamente potrebbe avere tutte e dieci per la Serie A. Tim darà il 35-40% dell’investimento, che mira più su un fronte di sviluppo della rete. La Serie A è un veicolo per avere una sorta di slancio sul web. Il colosso di telefonia passerà così dal diventare provider a essere anche un distributore di contenuti».
Per Salvador: «La Serie A sposta il pubblico in Italia, fa realizzare nuovi abbonamenti. Formula 1 e Moto Gp sono sport che trainano di meno, e solo se le prestazioni degli italiani sono al vertice. La partita sui diritti è indirizzata, ma non diamo Sky per spacciato. Ci possono essere sorprese, ricorsi o accordi tra broadcaster, chissà».
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La nostalgia del tempo passato
In effetti, la storia del calcio in tv ha attraversato varie epoche. Dalla replica del secondo tempo di una partita, alle prime dirette su Telepiù, al digitale terrestre per passare ora a uno streaming di massa. C’è chi come Santi Trimboli, voce storica del giornalismo sportivo in Rai per la Calabria, ha vissuto le epoche analogiche, anche accompagnato dalla sua storica Olivetti 32.
L’effetto nostalgia è senza dubbio evidente: «Sui diritti mi chiedo: Dazn è in grado di offrire questo servizio? Avere un partner come Tim è comunque importante. Questo sport per me è cambiato da anni, dalla numerazione che non identifica più, alle tattiche così complicate nei moduli e nelle interpretazioni. Sapevo che il calcio sarebbe cambiato, non sono stato profetico».
Ricordi di un calcio vissuto: «Ho seguito nove campionati della Reggina in Serie A c’erano pullmini frigoriferi in inverno e caldissimi d’estate. Il top alla Rai era dover essere il primo mezzo ad avere accesso in uno stadio, con gli annessi privilegi del poter entrare negli spogliatoi: perso quello, gradualmente si è perso tutto».
Un ricordo commosso infine: «A pochi giorni dall’anniversario della scomparsa di Franco Lauro, credo che questa sia ancora una ferita che sanguina, per la morte improvvisa che ci ha spiazzato tutti. Era un grande professionista, aperto al confronto, un giornalista davvero molto preparato. Soprattutto era una persona per bene».
Il video con l’analisi degli esperti