Dopo la brutta scena in Cadice-Valencia, con i murciélagos che hanno abbandonato il campo, arriva la risposta di Cala, che rifiuta le accuse di razzismo di Diakhaby. Un messaggio duro del calciatore in conferenza.
Continua a tenere banco il fattaccio accaduto in Cadice-Valencia. I murciélagos hanno abbandonato il campo dopo un battibecco fra Diakhaby e Cala, accusato di frasi pesanti contro il calciatore ospite. Una brutta scena, che riporta il tema del razzismo tristemente d’attualità e che non è stata ancora digerito dalla squadra valenciana. Troppo dure le parole rivolte a Diakhaby, ma non per Cala, che oggi ha voluto dare la sua versione dei fatti.
Il difensore spagnolo non ci sta, ed ha voluto rispondere al Valencia e a tutti i giornali che hanno rivolto critiche pesanti a lui e alla squadra. La conferenza stampa è stata indetta proprio per rispondere alle accuse di razzismo, e il difensore ha mandato messaggi chiari per provare a chiudere il caso.
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Cala risponde alle accuse di razzismo di Diakhaby: “Basta, è un linciaggio”
Dura replica di Juan Cala. Il difensore del Cadice non ci sta, ed ha indetto una conferenza per dire la sua sul fattaccio accaduto contro il Valencia. Una replica netta che di sicuro scatenerà altre polemiche. “Sono qui per dire la verità – ha affermato il calciatore -, e tutto è nato da un corner in favore degli avversari. Diakhaby mi è caduto addosso ed ho incassato una gomitata, ma lui mi ha detto di rialzarmi. Poi è arrivato il gol, il cartellino e i frangenti in cui siamo arrivati a contatto”.
Cala rincara la dose. “Gli ho detto di lasciarmi giocare in pace, ma lui continua e dopo mi accusa di averlo chiamato con la frase che tutti conoscete. Io quella parola non la ho mai detta, e sono rimasto basito dalle sue dichiarazioni. Poi è successo tutto ciò che avete visto, e tutto ciò che si dice è falso“.
Cala prova a chiudere il caso e si difende dalle accuse di razzismo. “Questo è un vero e proprio linciaggio mediatico, e per me è assurdo perché mai dalla mia bocca sono uscite queste parole”.