Vi siete mai chiesti quanto guadagna un arbitro di Serie A? Il suo stipendio cambia in base all’esperienza, e a questo si aggiunge un compenso annuale. Il tutto non contando il lavoro che svolge nella vita privata.
Lo stipendio di un arbitro di serie A, compresi guardalinee e assistenti, dipende dal numero di gare arbitrate e dal ruolo svolto in partita. Cifre importanti che rispecchiano i rischi e ai quali si aggiunge lo stipendio del lavoro svolto nella vita privata.
La carriera di un arbitro finisce ai 37 anni per le competizioni internazionali, e 45 anni per il campionato italiano: età non sufficiente per andare in pensione. Così molti arbitri continuano a lavorare anche dopo aver appeso il fischietto al chiodo.
Per esempio, l’ex arbitro Mazzoleni, è un esperto di antiquariato. Mentre Tagliavento, ora dirigente sportivo, è anche un parrucchiere. Nicola Rizzoli, ora designatore degli arbitri di serie A e B, esercita come architetto.
Tra gli arbitri di Serie A ci sono molti con lavori d’ufficio e impiegati come Celi di Bari, Doveri di Roma e Fabbri di Ravenna. Poi c’è chi come Maresca è un vigile del fuoco e chi conduce una vita più semplice come Orsato, che è un elettricista. Damato, La Penna e Irrati sono invece avvocati.
Lo stipendio di un arbitro di Serie A serve a coprire qualsiasi tentativo di corruzione, come nel caso di Calciopoli, e a compensare i rischi del mestiere arbitrale.
Capita spesso, come a Federico La Penna, che la vita privata interferisca con la sua carriera arbitrale. Prima di passare in Serie A l’arbitro di Roma, con il suo studio legale, aveva lavorato per un’azienda che si occupava della costruzione dello stadio del Frosinone. Quando poi a La Penna è capitato di arbitrare Frosinone-Palermo e commettere degli errori, il fischietto è stato fortemente contestato e ha rischiato la sua promozione in Serie A.
A volte capita anche il contrario, che la carriera di arbitro dilaghi nella vita privata, e che qualcuno finisca perseguito anche fuori dal campo. Come successo a Giacomelli di Trieste, arbitro, ristoratore e proprietario del Cafè Rosetti, che ha subìto la furia delle proteste dei tifosi. Dopo avere ricevuto una visita nel suo locale di alcuni fan del Genoa armati di striscioni, si è ritrovato su TripAdvisor pessime recensioni di tifosi della Lazio che screditavano il suo Cafè Rosetti dopo Lazio-Torino.
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Complessivamente lo stipendio di un arbitro di Serie A può arrivare a raggiungere anche i 4 o 5 zeri.
Un arbitro inizia nel campionato dilettanti, con un guadagno che va dai 30 euro agli 800 euro per le trasferte superiori a 300 km. In Serie D i compensi sono gli stessi, con solo l’aggiunta dei buoni pasto.
Con molta pazienza si tocca la Serie C e la paga di un arbitro comincia a lievitare dai 200 euro in su a partita, con anche cifre più importanti per le trasferte lontane da casa.
Arrivato in Serie B, un arbitro prende 1700 euro più i rimborsi spese. E infine, approdato finalmente in Serie A, i compensi per un direttore di gara arrivano anche a cinque zeri l’anno.
Un arbitro di Serie A percepisce 3800 euro a partita; 1000 euro per i guardalinee; 500 per il quarto uomo a bordo campo; 1500 euro per l’arbitro al Var, e 700 euro per i suoi assistenti, a cui sono aggiunte le spese di vitto e alloggio.
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Per gli arbitri debuttanti nella massima serie si contano 30 mila euro all’anno, con le cifre che salgono a 45 mila raggiunte le 25 presenze. Con l’avanzare della carriera un arbitro inizia a giocare nelle partite più importanti, come i derby e scontri tra squadre di alto livello, con anche un aumentano dei guadagni. Sopra le 51 partite dirette in Serie A, un direttore di gara percepisce 50 mila euro l’anno, mentre dalle 71 gare in su circa 72 mila euro fissi a stagione.
Per quanto riguarda le coppe invece, si va dai 1000 euro a partita nelle qualificazioni, e si arriva fino a 2500 euro per le semifinali, e 3800 euro per la finale di Coppa Italia e Supercoppa Italiana.
In Europa le cifre toccano anche gli 80 mila euro.