Il dibattito dietro le bestemmie nel calcio prosegue: non solo Buffon e Serse Cosmi, prima di loro anche nel campionato Vaticano una squalifica per blasfemia
Due giorni fa sul Fatto Quotidiano il comico e giornalista Luttazzi ha suggerito una serie di varianti alla bestemmia, riaprendo così il dibattito sulle blasfemie anche nel calcio.
La bestemmia in Italia non è più considerata reato dal ‘99, ma un illecito amministrativo per cui è prevista una multa. Nel calcio, secondo la guida AIA, norma 12, punto 52, l’uso di un linguaggio e gesti osceni, come volgarità e blasfemie, valgono squalifica e sanzioni.
Lo sanno bene Buffon, Lazzari e Serse Cosmi che nei mesi scorsi sono stati sanzionati dalla FIGC con un turno di squalifica e sanzioni fino a 5000 euro.
Peggio è andata invece ad un giocatore del campionato di calcio del Vaticano che ha bestemmiato durante una partita rischiando il licenziamento.
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Le bestemmie nel calcio iniziano a essere sanzionate nel 2001 in seguito ad una serie di imprecazioni di Silvio Baldini, allora allenatore dell’Empoli. È in quegli anni che il commissario della FIGC Gianni Petrucci inizia a punire le bestemmie nelle partite di campionato.
Non si fecero attendere le proteste del sindacato dei giocatori FifPro che invocava la libertà di espressione. Dalla loro parte anche Serse Cosmi che recentemente nella partita contro il Torino è stato allontanato dal campo per una bestemmia, e che ha ribadito il suo pensiero davanti ai giornalisti sostenendo come “viviamo in un paese laico”.
Se prima le imprecazioni erano coperte dai cori dei tifosi, ora con gli stadi vuoti, microfoni e telecamere ovunque, a giocatori e allenatori non è più concesso sbagliare.
Lo ha imparato a proprie spese Gianluigi Buffon, recidivo e fresco di squalifica. Il portiere della Juventus era stato pizzicato a bestemmiare prima contro il Parma, imprecazione che gli è costata un turno di squalifica nel derby con il Torino e 5000 euro di multa, e poi in Inter-Juventus, registrato dai microfoni di bordo campo.
E se la bestemmia fosse scappata ad un prete?
Anche nel campionato Vaticano capita di perdere le staffe, ma la dirigenza del Vatican City Championship sulle bestemmie non transige. Per il Vaticano una imprecazione di troppo potrebbe anche costare il licenziamento.
Qualche anno fa al giocatore che aveva bestemmiato durante una partita del campionato Vaticano era stata imposta una squalifica per una stagione intera, anche dopo le scuse pubbliche rivolte a fine partita ai giocatori, arbitro e tifosi.
Ad oggi il calciatore ha ripreso il suo posto in campo e secondo Nicola Vignola, vicepresidente di Sport Vaticano, la punizione al ragazzo è servita ad esempio anche per gli altri giocatori del campionato.