I progetti sugli stadi di proprietà sono sempre un punto interrogativo in Italia. La situazione covid non aiuta, ma le società ci stanno ben ripensando in alcuni casi…
Avere un progetto di questi tempi è grasso che cola. Puntare ad avere degli stadi di proprietà può essere sicuramente un punto in favore per dare una matrice positiva alla propria presidenza. Le difficoltà, però, sono sempre dietro l’angolo, nell’Italia della burocrazia, delle carte e dei tanti permessi da ottenere. Il settore stadi di proprietà, così, rischia di diventare un eccesso all’incontrario: troppo scrupolo, troppe lungaggini rischiano anche di allontanare i mecenati dalle intenzioni primarie.
È successo a Roma già, con l’ex proprietà americana intenzionata a costruire uno stadio di proprietà per i giallorossi, l’impossibilità del progetto è stato uno dei motivi dell’addio. Succederà, probabilmente, anche in altre piazze, dove la questione è ancora aperta.
Pensiamo a Firenze, dove Rocco Commisso è intenzionato a creare uno stadio per accogliere solamente la Fiorentina. Si è presentato addirittura in tv con un pezzo di calcinaccio caduto dal vecchio “Franchi”, a prova di come vorrebbe un cambio di passo in materia.
Non a caso, si allarga il fronte dei presidenti intenzionati a costruire uno stadio privato, come nel caso del Parma che recentemente ha dichiarato i suoi propositi in materia. Desiderio del presidente Krause è di avviare al più presto i lavori per uno spazio da dedicare ai tifosi gialloblu.
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Il campo privato e il marketing
Il primo esempio di stadio di proprietà è arrivato da Torino. Lo Juventus Stadium, poi dedicato allo sponsor che vende assicurazioni, è stato un esempio sull’onta inglese, ma qualcosa già di avveniristico per quanto riguarda il sistema italiano.
Dal “Benvenuti a casa vostra” di Andrea Agnelli, datato settembre 2011, il marketing ha preso il sopravvento. Il tifoso juventino che seguiva la squadra in trasferta o in gita, infatti, prima di accedere in curva o tribuna, poteva spendere e spandere come meglio poteva. Tra la visita al museo juventino, al tour dello stadio con accesso negli spogliatoi vuoti, nonché a pochi centimetri dal manto erboso di gioco. Un po’ come fanno le scolaresche al “Camp nou” di Barcellona, tutto questo ha comunque portato un incremento dei guadagni extra calcistici alla Juventus.
Altri campi di proprietà sono quelli di Reggio Emilia, Udine e Bergamo. Il Sassuolo ha comprato uno stadio in saldo e lo ha reso uno dei migliori in Italia, con interventi mirati, tanto da essere la struttura sportiva più appetibile al momento. A Udine, invece, l’investimento attende un ritorno d’immagine migliore, l’Atalanta invece ha preso lo stadio comunale grazie alle… cessioni. Come disse Gasperini, questo stadio un po’ è di Gagliardini, un po’ di Kessie… nel senso che, tramite le loro cessioni, i Percassi hanno potuto reinvestire i guadagni nel modernizzare lo stadio di Bergamo.