I calci di punizione e i tiratori sono quasi una merce rara. Molto meno di un tempo si segna dai trenta metri, più brave le barriere o più scarsi i piedi buoni?
Se c’è un piazzato, c’è da stare attenti. Posizionare bene la barriera, coprire bene il palo di riferimento e sperare che l’attaccante non sia ispirato. Finita l’epoca di Totti, Baggio, Del Piero, e senza campionissimi dalla “bomba” come Roberto Carlos e Mihajlovic, il settore delle punizioni sembra essere un po’ sguarnito.
In Serie A non c’è l’uomo della sentenza, i calci di punizione sono sì un pericolo, ma attenuato. I tiratori ci sono, ma spesso non vanno a segno. Questione di fortuna, di balistica o di poco allenamento, questo va trovato in ogni caso, ma spesso sono le difese a essere più accorte.
Come nel caso del famigerato “coccodrillo”, ovvero un difensore che si sdraia andando a coprire lo spazio lasciato vuoto dopo il salto della barriera. Una roba quasi da circo, un po’ come abbassarsi i pantaloncini per distrarre il portiere e coprire la visuale del tiro.
Gli esempi possono essere numerosi, ma in Serie A non c’è un principe dei calci di punizione. È innegabile questo, Andrea Pirlo ora allena, Pjanic che qualcosa faceva in materia è al Barcellona. Gli altri esempi si perdono nel tragitto.
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Una scuola che non funziona più
Tirare dei calci di punizione efficaci è un’arte. Un colpo balistico, una pennellata che spesso risolve casi districati.
Non è nemmeno questione di inquadrare la porta o di caricare la potenza, altrimenti ci sarebbe l’inversione delle statistiche. Prendiamo Cristiano Ronaldo, che ha la titolarità dei piazzati della Juventus. In tre anni di Juventus ha raccolto pochissime soddisfazioni, tirare una cannonata in barriera non è la soluzione migliore.
Trovare un angolo, o un colpo d’artista spesso può esser utile. Josip Ilicic dell’Atalanta ha spesso puntato l’angolo del suo compasso a 90 gradi, disegnando parabole per nulla disprezzabili, anzi.
Un altro abbastanza ispirato è Sergej Milinkovic-Savic della Lazio, trequartista che ha piedi buonissimi. Il serbo in particolare può sia calciare di potenza (vedasi la battuta vincente all’andata contro lo Spezia), sia andare a mirare il pertugio più lontano. Ed è forse un talento di famiglia, suo fratello Vanja che gioca nel Torino in Coppa Italia tirò un siluro che colpì la traversa.
Sui calci di punizione proprio i portieri stanno dicendo la propria. Perché la preparazione in settimana verte molto su questo. Sia per quelli laterali, nonché per quelli frontali. Ovviamente cura dei difensori è di allontanare il pericolo e non regalare occasioni dal limite dell’area.
Coprire però la porta è una missione fondamentale per difendere il risultato. Il dettaglio e la cura del particolare fanno la fortuna di Handanovic e soci.