Joao Pedro, l’asso nella manica del Cagliari. Il brasiliano è diventato un sardo acquisito, secondo solo a Gigi Riva nel cuore dei tifosi.
I rossoblu tengono vive le speranze di salvezza grazie a Joao Pedro. Un talento brasiliano che, magari, ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato, ma in compenso si consola con l’affetto dei tifosi sardi. Che, in questo, non sono secondi a nessuno. L’affetto dei tifosi del Cagliari è infinito verso il brasiliano, arrivato in sordina nel 2014 e diventato leader, cannoniere e capitano dei sardi.
In effetti, molte speranze di permanenza in Serie A sono legate proprio al ragazzo brasiliano, esperto e maturo al punto giusto, con la verve offensiva ai massimi livelli. È innegabile come sia stato Joao Pedro a cantare e portare la croce realizzativa in questa stagione. Pavoletti e Simeone hanno messo buona volontà ma pochi gol in cantiere, Cerri segna un gol a stagione in Serie A, Pereiro e altri non sono decisamente dei bomber di prima razza.
È toccato, tocca, toccherà al brasiliano rimpinguare il suo score per altri gol decisivi con la maglia rossoblu. Il Cagliari lo ha eletto come idolo, e anche meritatamente. Il brasiliano è diventato leader, trascinatore di un gruppo che necessariamente deve trovare una quadratura e archiviare una stagione molto difficile.
Il brasiliano tiene viva la speranza
Joao Pedro con Di Francesco prima e Semplici ha mantenuto un profilo alto, guardando a prestazioni e responsabilità. Lo aveva già dimostrato nella scorsa stagione, chiunque sia il mister Joao Pedro fa il suo e lo fa anche bene. Nella scorsa stagione, il bottino migliore con 36 presenze e 18 reti, praticamente la media di un gol ogni due partite. Una media che aveva anche portato il Cagliari a respirare odori europei, prima della crisi e del crollo con l’allora tecnico Rolando Maran.
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Soprattutto, Joao Pedro garantisce sicurezza ai suoi compagni. Sul dischetto ha tra le migliori medie della Serie A, 15 rigori su 17 sono andati a bersaglio. È anche uno dei giocatori più tartassati del nostro torneo, proprio per la capacità di attrarre a sé le difese avversarie, che cercano di fermarlo in tutti i modi.
Qualcosa che in pochi avrebbero immaginato quando il brasiliano sbarcò dieci anni fa in Italia. Lo acquistò il Palermo di Maurizio Zamparini, fece poche gare ma trovò l’amore della sua vita, quindi la parentesi rosanero è da considerarsi generalmente positiva.
Un giro di prestiti e poi l’approdo al Cagliari, dove è diventato il simbolo del riscatto sardo. Che necessariamente passa dai suoi gol, tutta la Sardegna vuole rimanere in Serie A. Per identità, passione e senso di rivalsa. Rappresentati anni fa da un ragazzo di Leggiuno, e di questi tempi da un brasiliano atipico. Poco samba e tanta concretezza.