Napoli Maradona e quello scudetto, il secondo che consacrò definitivamente la squadra azzurra nell’olimpo del calcio.
Il secondo scudetto del Napoli, targato stagione 1989/1990 è uno sfizio, uno sgarbo, una pernacchia della ancora si trascina l’eco alle squadre nobili del nostro calcio. Il Milan di Berlusconi e dei talenti olandesi, la Juventus di Zoff e Schillaci, l’Inter dei tre tedeschi d’oro. Il Napoli gioca, diverte, vince, e lascia di se una scia di polemiche infinite. La monetina di Bergamo, le giocate di Maradona, il San Paolo in festa quel 29 aprile del 1990.
La città ed il paese si preparavano ad accogliere le nazionali di tutto il mondo, per la competizione che da anni tutti aspettavano. Italia ’90, gli stadi ristrutturati, gli scandali, le aspettative, e l’incubo Maradona per tutti i napoletani d’Italia. Ma prima venne quel giorno, venne lo scudetto, la vittoria a Bologna nella penultima giornata sancì la definitiva vittoria del Napoli, l’ultima gara, in casa contro la Lazio, soltanto un pretesto per fare festa.
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La città esplode, la città è in festa, celebrazioni che durano giorni, settimane mesi. Il secondo scudetto è lo smacco al sistema, il corto circuito che abilità Napoli, Maradona e compagni come realtà indiscussa del calcio italiano, e non solo. L’anno prima la conquista della Coppa Uefa, aveva proiettato gli azzurri in una dimensione ben più ampia rispetto alla semplice collocazione nazionale. Napoli esplode di gioia e consacra il suo più grande rappresentante, palla al piede, ma non solo, nel mondo, Diego Armando Maradona.
Arriveranno anni dopo le polemiche di chi ha visto in quell’affermazione la mano della politica, del sistema calcistico, preoccupata di favorire gli azzurri, in quel momento fortemente rappresentati anche a Palazzo Chigi. La verità è quello scudetto fu vinto dai calciatori, da Maradona e da una città che ancora una volta, ha mostrato al mondo il suo volto più umano, più sincero, più autentico possibile. Il potente calciato via, e beffeggiato.