Chi ha giocato a calcio conosce bene le battute da panchinari. Cattive, ma giuste. Meglio non farsi sentire all’allenatore.
Ho giocato a calcio per anni in un piccolo club di paese chiamato Trauma Park F.C.. Ricordo che c’era un ragazzo che veniva alle partite solo per stare in panchina a sparare le sue barzellette di cattivo gusto. Tutte le squadre ne hanno uno. Il suo ruolo era più importante di quello del portiere. Le sue battute da panchinaro servivano a tenere su il morale della squadra, a volte anche quella avversaria.
Credo di non averlo mai ringraziato abbastanza a Paolo J. Scriveggio, così si chiamava il citrullo del nostro gruppo. Grazie Paolo, giullare dello spogliatoio.
LEGGI ANCHE: Milan, svelata la nuova maglia 2021-22 – FOTO
LEGGI ANCHE: Barzellette sul calcio: 5 battute da stadio che capisce anche la suocera
1. Ricordo che giocavamo in trasferta. Perdevamo, tanto per cambiare. Dalla panchina guardavo le enormi orecchie del guardalinee; Paolo seduto accanto a me era stranamente silenzioso, sembrava quasi disturbato dalla pelata dell’arbitro. «Conosci Faustino Asprilla?» mi ha chiesto.
Poi ha continuato «Era un ex attaccante del Parma. Lo sapevi che quando ha lasciato il calcio si è messo a vendere preservativi?»
«Che c’è vuoi farlo anche tu?» gli ha chiesto il guardalinee.
«No, no. Solo che mio fratello sostiene che l’illuminazione dei preservativi gli è apparsa negli spogliatoi, sotto la doccia. Mia madre invece dice che è merito di un calzino forato.»
«Ha ragione tua madre» ho risposto io.
«No, ha ragione tuo fratello!» ha replicato il nostro portiere di riserva, anche lui panchinaro fisso. «Ci rifletto sempre anche io sotto le docce!» ha precisato.
Nel frattempo Paolo si era spostato di un posto perché abbagliato dalla pelata dell’arbitro «Invece si sbagliano entrambi. L’ho capito solo adesso: l’idea di vendere preservativi a Faustino Asprilla gli è venuta fuori dallo stadio, quando ha incrociato l’arbitro Collina con una cuffia in testa. Ne sono certo!».
2. Eravamo in pulmino e stavamo tornando a casa dopo l’ennesima disfatta calcistica. Ad un certo punto l’allenatore chiede silenzio e ci mostra un articolo della Gazzetta dello Sport intitolato “La lunghezza dei piedi non è tutto”. Il mister indica Paolo «Hai capito Scriveggio?». La cosa non finì lì.
Dopo qualche giorno Paolo arrivò nello spogliatoio con un tizio che noi credevamo fosse suo padre. «Salve, mio chiamo Francesco e rappresento l’Associazione no profit dei Feticisti di Piedi, e sono qui per spiegare perché l’articolo della Gazzetta è una bufala».
Più tardi, mentre Paolo faceva le flessioni per punizione, si difese con l’allenatore asserendo che non aveva mai trovato nessun podologo così disponibile.