Portieri dimenticati e da rilanciare. L’ultimo caso di Scuffet dimostra come in Serie A gli estremi difensori fanno anche fatica a imporsi definitivamente.
Dei portieri dimenticati la Serie A potrebbe scriverne un manuale. Dai vecchi numeri 12 che giocavano una gara ogni tre anni, a quelli che ora, pur cambiando numero, devono guardare gli altri parare. Non in panchina di ferro, bensì su una più comoda poltrona, insieme ad altri dieci colleghi lì vicino. I tempi sono cambiati, ma il portiere è l’unico ruolo rimasto immutato: ne gioca uno, e basta.
Così, per i portieri dimenticati la vita diventa spesso dura, il campo si vede di raro e, nelle sporadiche occasioni, bisogna anche dimostrare di non essere arrugginiti. Il caso di Simone Scuffet all’Udinese sta diventando giurisprudenza, perché lì davanti ha Juan Musso e deve approfittare solamente delle squalifiche dell’argentino. Come nel caso di ieri, con la presenza maturata contro la Juventus. Qualche intervento certo, ma non sufficiente a ripagare una stagione dove ha giocato solamente in Coppa Italia. Non a caso, il secondo gol di Ronaldo è frutto proprio di qualche ruggine di proprio, il pallone è passato sotto le gambe.
Eppure, era il miglior prospetto qualche anno fa. Con un esordio folgorante in Serie A, il rifiuto all’Atletico Madrid e poi un lento declino. Con alcune scelte sbagliate (il prestito al Como che poi retrocesse), qualche altro rifiuto e un’altra rinascita, diventando protagonista dello Spezia nella scorsa stagione. Senza, però, una riconferma che sarebbe stata una scelta quasi naturale.
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Estremi difensori da tutelare
Rimanendo a Spezia, è stato curioso il caso di Rafael. Che dei portieri dimenticati ne è quasi un idolo. Subentrato al posto di Zoet proprio nella gara di Udine, ha addirittura fornito un assist a Galabinov. Poi, poco altro: gli spezzini hanno acquistato Provedel, e il brasiliano ha visto solo la panchina o la tribuna, in Coppa Italia gli è stato preferito Kaprikas.
Abbiamo rivisto, sempre guardando ai portieri dimenticati dai più, Federico Marchetti al Genoa. Che era stato confinato addirittura a terzo portiere, nonostante anche qualche presenza ai mondiali. Lo abbiamo rivisto in un Napoli-Genoa 6-0, e lì si sentì il peso dell’inattività, anche se i rossoblu avevano svariate assenze causa covid. Qualche altro spezzone e la sensazione che, forse, poteva essere protagonista altrove.
Lo sta diventando, invece, Simone Colombi al Parma che in Serie B avrà spazio maggiore. Scontato l’addio di Sepe a fine stagione, all’ex Carpi toccherà difendere gli emiliani in Serie cadetta.
Chi resiste ancora è Angelo Da Costa, che al Bologna fa da chioccia a Ravaglia. Brasiliano atipico, ha una colpa pesante quest’anno con un gol praticamente regalato a Torino sulla punizione di Verdi.
Mettersi affianco di questi estremi difensori, però, è anche un dovere. Giocano poco, devono abbozzare alla gloria dei colleghi e devono farsi trovare pronti nell’emergenza. Un ruolo in cui i nervi devono essere saldissimi.