Un arbitro donna in Serie A? Lo sognano in molti per l’ultima giornata del campionato. Un’idea, al momento, ancora poco fattibile.
Arriverà il tempo dell’arbitro donna anche in Serie A. La linea temporale, con ogni probabilità, non toccherà però il prossimo weekend, per l’ultimo turno del campionato. Questioni di meccanismi e di opportunità, in effetti, vanno a rimandare questa scelta, che potrebbe comunque avvenire nel prossimo futuro.
Nessuna discriminazione, anzi. Già il calcio italiano ha sempre aperto maggiormente le porte, con un esperimento al femminile che pian pianino è diventato una certezza consolidata. Un arbitro donna ormai non fa quasi più notizia nei campi, proprio perché il gentil sesso dimostra di conoscere a menadito il regolamento e di applicarlo con dimestichezza. Sarebbero utilissime, ad esempio, al Var.
Maria Marotta, 37 anni originaria di un piccolo comune del Cilento, ha raggiunto il suo primo sogno, arbitrare una gara di Serie B. Lo ha fatto lunedì scorso a Reggio Calabria per una gara influente ai fini della classifica. Il finale di 4-0 per il Frosinone, non ha levato le buone intenzioni alla Reggina, che ha omaggiato la stessa Marotta con una maglietta autografata, per una giornata comunque rimasta nella nostra storia.
L’arbitro, infatti, punta con decisione alla massima serie, ci vorrà comunque un annetto per poter esaudire questo desiderio. A patto di continuare a far bene, e non per grazia ricevuta. Volando come le… rondini, il brano preferito di Lucio Dalla, ascoltato prima di un match.
Una differenza ormai lieve
Avere un arbitro donna sta diventando un sinonimo di garanzia. Nessuno si è accorto della Frappart durante l’ultima edizione della Supercoppa Europea, e non scriviamo ciò per sminuirla, anzi. Infatti, il vecchio adagio sui direttori di gara li vuole quasi dimenticati se fanno bene, perciò test superato per il fischietto tedesco già protagonista in tante altre gare europee. Nonché in Bundesliga dove con piglio e decisione risulta tra le migliori della categoria.
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Un direttore di gara al femminile è sempre più un’abitudine, spesso anche in terna totalmente da quote rosa. Un contesto che si sviluppa spesso anche nei campi dilettantistici, dove cresce la richiesta di ragazze e meno quella dei ragazzi: non è un caso che la federazione abbia aperto al doppio ruolo da arbitro e calciatore nella Lnd.
Le ragazze sono così sempre più interessate alla divisa da direttore di gare, ben lontana dalla rigidità di un tempo. La giacchetta nera ormai è superata, gli arbitri si vestono in rosa, fucsia, giallo evidenziatore e sono diventati un elemento cromatico non indifferente. La materia arbitrale sta diventando un elemento importante nella vita sociale delle ragazze, che spesso compiono imprese epiche anche il pallone tra i piedi, dimostrando di non essere seconde a nessuno.
Una buona notizia, ogni tanto, in un’Italia spesso ancora troppo legata alle diversità dei generi.