Joe Tacopina stufo anche di Catania? L’avvocato americano è ormai un volto noto per le società italiane, cambiandone forse un po’ troppe…
L’avvocato val bene per tutte le piazze. Forse a Catania pensavano questo, ma negli ultimi tempi i rapporti con Joe Tacopina si sono decisamente raffreddati. L’americano non fa mistero di non essere totalmente entusiasta della sua avventura etnea, con un Catania che è ormai ciclicamente impegnato sul fronte societario in vicende extra calcistiche.
I bilanci degli etnei non brillano di luce propria, e la Serie C non è di certo un torneo dove il marketing o gli incassi siano fenomenali, anzi. L’assenza di pubblico si è fatta decisamente sentire, le casse societarie risentono decisamente delle porte chiuse, che faranno sicuramente altri guai per le iscrizioni di quest’estate.
A Catania vogliono evitare guai peggiori, e vogliono soprattutto contare su chi ci mette la faccia. Joe Tacopina è stato a disposizione nei mesi precedenti, ma ora sembra voler fare un passo indietro. Il suo progetto etneo non è mai decollato sino in fondo, e potrebbe così salutare la Sicilia in maniera definitiva.
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Non è la prima volta che l’americano saluta una piazza italiana. Per qualche anno è stato interessato alla Roma, poi a Bologna entrò insieme a Saputo, infine a Venezia voleva rilanciare la squadra lagunare.
Presidenti che cambiano, storia vecchia
Non è solo Joe Tacopina a cambiare nel corso degli anni. La storia delle proprietà italiane è ricca di presidenti, multi proprietà e cambi repentini.
Il caso più spinoso attualmente è quello di Claudio Lotito, che non può tenere Lazio e Salernitana sotto un’unica proprietà in Serie A (è stato graziato in Coppa Italia per varie stagioni). La multiproprietà non è concessa, con norme ancora più stringenti che dovranno far esser applicate nel prossimo futuro.
Perché in passato ci fu chi ne abusò tranquillamente. Luciano Gaucci aveva una squadra per ogni categoria. Il Perugia in Serie A, il Catania in Serie B, la Sambenedettese o la Viterbese in Serie C. Utilizzando il bastone un po’ dovunque e con scelte sempre rivoluzionarie: alla Viterbese portò il primo allenatore donna, ovvero Carolina Morace. Ma costringeva anche i giocatori di Serie C a ritiri in hotel a una stella.
La famiglia Pozzo, invece, opera in maniera molto più tranquilla tra Udinese, Watford e Granada.
Chi ha cambiato spesso in passato è stato Enrico Preziosi, da Saronno a Como, un tentativo per il Modena e poi il Genoa. Gino Corioni era stato presidente dell’Orceana e del Bologna, poi a Brescia, dove riuscì sempre a portare a campioni come Hagi, ma anche Baggio, Toni e Guardiola, allenati da Carlo Mazzone.
Massimo Cellino, poi, divenne l’uomo dei due mondi. Prima a Cagliari, poi a Leeds, e ora il ritorno con il Brescia in Italia.