Marco Giampaolo, il maestro non è andato via. Nonostante due flop consecutivi, l’allenatore abruzzese sembra ancora avere appeal tra i presidenti calcistici.
La storia di Marco Giampaolo è meritoria di un romanzo, non fosse altro per la ritrosia del protagonista. Uomo schivo e di poche parole, che pensa al campo e a pochi fronzoli. Che non è però l’idolo dei tifosi, i suoi atteggiamenti poco mediatici e social sono abbastanza evidenti.
È in assoluto uno dei tecnici meno graditi dai tifosi del Milan, che gli rimproverano il fatto di non aver dato un’anima alla sua squadra, insistendo su uomini demotivati e con un gioco latitante. In effetti, il suo Milan era nato già male e stava finendo peggio. Marco Giampaolo non aveva dato un’impronta ai rossoneri, nonostante la buona volontà e l’applicazione tattica. Soprattutto, i tifosi non gli perdoneranno mai il fatto di preferire Rodriguez ad Hernandez, in nome dell’equilibrio sulla fascia sinistra.
In particolar modo quella dei terzini è una sorta di piacevole ossessione del tecnico, che spesso ha puntato sui fedelissimi, mettendo da parte chi non faceva parte del suo credo calcistico. Partendo da Dodò, meteora brasiliana che doveva “essere resettata” nei fondamentali, al dover spiegare, nel corso di un’intervista, come stava studiando il modo di arginare i laterali del Carpi che affrontavano il suo Empoli.
Il maestro rimane in pole
Marco Giampaolo comunque è un professionista, ai presidenti piace per l’attaccamento al lavoro. Al Torino, nella stagione ormai conclusa, era impossibile fare di più. Con un ambiente particolare come quello granata, aver subito un gioco efficace era una pura utopia, soprattutto mancando la preparazione e i tempi giusti di amalgama.
Il Torino si è poi salvato, ma i rimpianti sono rimasti. Il tecnico comunque non ne fa un dramma, essendo stato avvicinato a svariate panchine italiane. C’è un tentativo mica tanto velato di riportarlo alla Sampdoria, dopo aver trascorso tre buone stagioni in Liguria.
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Soprattutto la Sampdoria con Marco Giampaolo non soffrì mai per la salvezza, un dato abbastanza importante da non sottovalutare. Facendo maturare i giovani e dando l’elisir della lunga vita ai più esperti, Giampaolo ottenne gioco e risultati sulla sponda doriana. Il rapporto di stima con Massimo Ferrero è immutato, sceglierlo dopo Claudio Ranieri potrebbe voler dire lenire gli animi della squadra, non certo contenta per l’addio del tecnico romano.
Quello di Giampaolo è un nome spendibile anche per altre panchine, il Verona del post Ivan Juric, l’Udinese del post Ivan Gotti, ma anche il Bologna in caso di separazione con Sinisa Mihajlovic. Più fredda la pista laziale, qualche anno fa tentò il colpo Claudio Lotito ma non andò a buon fine.
Testa alta, dunque, e gioco maniacale, chi ingaggerà il tecnico dovrà avere tanta pazienza. E poi avrà qualche risultato.