Gli staff degli allenatori stanno prendendo dimensioni sempre più abnormi. Un elemento dovuto anche alla fame di calcio che si cerca di imporre alle società.
Creare nuovi posti di lavoro va sempre bene, soprattutto se i datori pagano profumatamente. Molti allenatori hanno pensato questo nell’allargare i loro staff a dismisura. Non c’è squadra italiana che non abbia un arsenale di tecnici tra primo allenatore, collaboratori, tattici nonché altre figure che entrano più nella sfera medica.
Ovviamente, tutti con un costo. L’ingaggio di un tecnico ormai non si vede più in maniera singola, ma allargata. Fanno scuola i casi di Gennaro Gattuso e Vincenzo Montella, che sono tra quelli spesso più citati in materia, senza dimenticare come questa prassi sia ormai allargata un po’ a tutti. Ce ne accorgiamo nelle maxi panchine, che oltre ad avere una decina di riserve contiene anche un’altra decina di collaboratori vari.
Così gli staff degli allenatori sono una sorta di allargamento del pensiero, ma che dovrà sempre convergere con quanto afferma il capo tecnico. Che è quello poi più responsabile, mentre di alcuni collaboratori si fa fatica a capirne anche l’utilità in una rosa. Il segno dei tempi, quindi, prima sembrava già troppo avere un vice allenatore, ora invece l’allargamento della parte tecnica è una base da cui partire in ogni avventura.
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Gli staff degli allenatori hanno di tutto un po’, spesso – ribadiamo – non tutti sono fondamentali. Passi per il vice allenatore, perché è il mister che si sacrifica, dà ulteriori dettami tattici e deve spesso sostituire l’allenatore quando è squalificato.
Gli altri ruoli imprescindibili sono quelli del massaggiatore, del medico sociale e del preparatore atletico. Per quest’ultimo c’è una doppia variante: a volte lo sceglie o lo impone la società, altre volte è un pacchetto all inclusive del mister di turno. In alcuni casi gode di fiducia illimitata, nonostante gli infortuni muscolari che ricadono in serie sui calciatori: elementi da calcio moderno, con calciatori che non giocano da anni tre partite di fila a causa dei problemi fisici di vario genere.
Passando nuovamente al campo, si allarga lo staff degli allenatori con collaboratori di vario genere. C’è il tattico da lavagna, ovvero l’esasperazione della geometria, degli schemi e delle ripetizioni disegnate. C’è l’analista, che va a scandagliare ogni posizione in campo, segnalando statistiche, chilometraggi e altri numeri validi ma utili fino a un certo punto.
Così come poi arrivano altri collaboratori senza necessaria qualifica, a volte messi lì quasi da contorno. Sono fedelissimi del mister, persone che stanno nel mondo del calcio e fanno magari gruppo, chissà. Perché un tecnico per i difensori, per i centrocampisti e per gli attaccanti appare decisamente esagerato: passi per il preparatore dei portieri, ma gli altri di cosa hanno bisogno?