Unai Emery è diventato proprietario di un club di terza divisione spagnola, il Real Union dei Iron: alla base c’è una ragione di cuore.
Al cuor non si comanda. E Unai Emery di cuore ha dimostrato di averne molto, in più occasioni. Il re di coppe, pardon, re di Europa League, è diventato proprietario di un club di calcio spagnolo che milita nella terza divisione: il Real Union Club de Irun. Lo ha rivelato il quotidiano AS.
Piccola squadra di un’altrettanto piccola città (comunque popolata da 10mila persone in più rispetto a Vila-real) situata a 6 km da Hondarribia, città natale dell’allenatore nel cuore dei paesi baschi, finora non ha mai conseguito risultati di alto livello, pur avendo una storia di oltre cent’anni. Cos’ha spinto quindi Unai a fare un acquisto così originale? Il motivo è romantico, per certi versi, ma anche emozionante. L’ennesima dimostrazione di che tipo di uomo sia l’allenatore spagnolo, tanto talentuoso in panchina quanto venuto a galla da un’altra epoca, fatta di valori ormai remoti.
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Fondato nel 1915, il club bianconero dei paesi baschi è ritenuto uno di quelli storici nel campionato spagnolo, essendo stato un co-fondatore dell’attuale lega professionistica dello sport più popolare al mondo. Non a caso, nel suo palmares vanta una serie di trofei non indifferente per un piccolo club: ben quattro Coppe del Re.
Una società regina di coppe, ora acquistata dal re di coppe per antonomasia del calcio spagnolo. Dopo il periodo d’oro, il Real Union iniziò a declinare negli anni Trenta, proprio con l’avvento del professionismo vero e proprio. Da quel momento, il club è piano piano sprofondato nelle categorie inferiori, e non è più riuscito a emergere.
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Non è però per questa sua storia di nobile decaduta che Emery si è lasciato affascinare, né per l’affinità nella conquista delle coppe, bensì per ragioni familiari. Tra le fila del Real Union avevano infatti giocato sia suo padre che suo nonno. Insomma, a muovere lui e il fratello, il giornalista Igor che ha condotto la trattativa, a chiudere questo affare è stato proprio il cuore. Dopo anni di crisi economica e di risultati, dunque, per la squadra di Irun si apre un nuovo capitolo. Riuscirà il tecnico a riportarla nel giro di qualche anno nel calcio che conta, o comunque in una delle prime due divisioni del calcio spagnolo? Lo scopriremo tra un po’, ma sarebbe l’ennesimo lieto fine di una favola tutta basca.