La Roma festeggia lo scudetto: vent’anni fa l’ultima gloria

Esattamente vent’anni arrivò lo scudetto della Roma, il terzo della storia giallorossa. Dominato, voluto ed entrato nella storia.

Il 17 giugno lascia sempre dolci ricordi nei tifosi della Roma. Il 2001 fu l’anno più sentito del Giubileo – probabilmente – dai tifosi della Roma, che raggiunsero il loro paradiso con la vittoria dello scudetto. Un trionfo arrivato in una stagione dominata sul fronte italiano, grazie a una rosa importante che era arrivata al massimo della sua potenza.

Il condottiero in panchina era Fabio Capello, in campo Francesco Totti. Il suo grande trofeo con la maglia della Roma arrivò nella stagione… post cucchiaio, quando la sicurezza dei mezzi era tale da poter diventare il profeta in patria. Era il numero 10 migliore del mondo, aveva raggiunto la maturità calcistica e a Roma non poteva più nemmeno circolare a piedi: prova ne è quanto successo alla festa scudetto e poi raccontato anche dalla fiction “Speravo de morì prima”.

Totti fu il condottiero dello scudetto della Roma, i vent’anni di distanza hanno amplificato la misura di quella grande impresa. Arrivata dopo 34 giornate di gloria e sofferenza, vittorie e grandi paure, perché un titolo non si conquista con facilità soprattutto in Italia. A contendere il titolo fu la Juventus, ma quella squadra di Carlo Ancelotti si perse lungo il tragitto.

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Una formazione di eroi giallorossi

Batistuta - Getty Images
Batistuta segna al Parma e fa scatenare la festa per lo scudetto della Roma il 17 giugno 2001 – Getty Images

Il trionfo della Roma ha tanti padri. Partendo da Franco Sensi, che diede tutto per vincere quello scudetto. Così come Fabio Capello, al suo secondo anno in giallorosso realizzò quanto fatto ai tempi di Amedeo Amadei e da Nils Liedholm nel 1983. Rispetto allo svedese, il friulano non usava di certo il self control con i suoi, portati al massimo del loro livello con metodi di allenamento da vero sergente.

Quella Roma in porta aveva Antonioli, che non fece grandissimi errori in quella stagione. La difesa era rigorosamente a tre, c’era Zago, il leader era Aldair ma stava emergendo Samuel, un giovanissimo muro proveniente dall’Argentina.

A centrocampo le fasce erano presidiate a destra da Cafù e a sinistra da Candela. In mezzo c’era abbondanza, Emerson si infortunò, per molto tempo tirarono la carretta Tommasi (girone d’andata splendido) e Cristiano Zanetti. Poche presenze anche per Marcos Assuncao, ma di qualità. Totti aveva il compito di lanciare Montella (o Del Vecchio) ma soprattutto Batistuta.

La Roma si era svenata per comprarlo dalla Fiorentina, l’argentino ricambiò con la sua ultima stagione ad altissimi livelli, prima del crollo fisico.

Fu uno scudetto sudato… sino all’ultima giornata, giocata sotto un sole cocentissimo. Un 17 giugno che i romani ricordano, il 3-1 contro il Parma, la festa, l’invasione del Colosseo sono le cartoline della festa giallorossa. Con buona pace della Lazio, che l’anno prima aveva conquistato il titolo, ancora a discapito della Juventus.

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