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Calcio

Bunker Italia a Euro 2020: gli Azzurri subiscono meno di tutti, come nel 2006

L’Italia di Mancini a Euro 2020 è una macchina da guerra, specialmente in difesa: nella prima fase è la squadra che ha subito meno tiri.

Nessuno come l’Italia a Euro 2020. Nella prima fase della manifestazione continentale itinerante, la Nazionale azzurra di Roberto Mancini ha chiuso il proprio girone non solo con la porta inviolata, ma anche con numeri da record per quanto riguarda i tiri subiti nello specchio: solo 2. Incredibile ma vero, pur mancanzo ancora diverse partite per la chiusura di questa prima fase degli Europei, è già la Nazionale italiana quella con il dato migliore per quanto riguarda i tiri subiti.

Un vero bunker impenetrabile, in grado di far sembrare gli attacchi di Turchia, Svizzera e Galles quasi dilettantistici. Adesso gli Azzurri dovranno vedersela agli ottavi con l’Austria, formazione che nel girone ha sorprendentemente superato in classifica l’Ucraina, giocando tra l’altro un buon calcio. Sulla carta però non dovrebbe esserci gara.

Continuerà la striscia record per la difesa italiana, tra l’altro prima anche nella classifica delle squadre per numero di exptected goal concessi? Lo scopriremo solo il prossimo sabato. Per ora si può però sognare grazie a un parallelismo con lo storico Mondiale del 2006.

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Euro 2020: Italia bunker come quella di Lippi ai Mondiali

Marcello Lippi, tecnico dell’Italia nel 2006 (fonte foto GettyImages)

La difesa dell’Italia di Mancini a Euro 2020 ha fatto anche meglio di quella di Marcello Lippi nei Mondiali di Germania 2006. Anche nell’ultimo grande trionfo azzurro l’arma segreta fu una difesa imperforabile. Tuttavia, già nella fase a gironi subimmo il primo gol, con l’indimenticabile autorete di Cristian Zaccardo.

Da quel momento, però, Buffon, Cannavaro e compagni alzarono la saracinesca e di fatto nessuno riuscì più a impensierire concretamente la nostra nazionale fino alla finale con la Francia, dove arrivò il secondo gol, subito su calcio di rigore. La grande differenza tra quella Nazionale e l’attuale di Mancini sta però nei principi di gioco.

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Con Lippi si puntava tutto sulle giocate dei grandi campioni che formavano quel gruppo, e su una fase difensiva solida nella tradizione tipica della nostra Nazionale, figlia solitamente dei blocchi delle squadre ‘strisciate’. Con Mancini si predilige invece un gioco fraseggiato ma verticale, con l’amore per il palleggio, per il recupero rapido del pallone una volta perso e per una coralità che fa la differenza, portando a esprimere un calcio piacevole e per nulla difensivo. Anche per questo, sta macinando record su record, e sta entrando nel cuore di tutti i tifosi.

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Mauro Abbate