La Germania è multietnica: un valore aggiunto per Euro2020

La Germania multietnica è il ponte che attraversa la squadra di Loew a quella di Flick. Una certezza dei tempi, la nazionale tedesca è sempre all’avanguardia.

C’era una volta la Germania autoctona. Il calcio ha abbattuto barriere, diffidenze e muri di ogni genere, non a caso quello tedesco da quando è caduto ha dato un nuovo respiro al movimento tedesco. La grande coesione della Germania è basata sulla qualità multietnica, che darà spazio anche al ricambio generazionale previsto con Flick dal prossimo agosto.

Prima di allora ci sono gli europei e c’è il mandato di Loew, da concludere nel migliore dei modi. L’ex vice di Klismann è ormai giunto alla fine della sua avventura da commissario tecnico, il mondiale del 2014 è stato il massimo riconoscimento meritato.

Oggi come allora, la Germania è il frutto di tante etnie unite in nome del calcio, come il risarcimento di un passato non troppo da ricordare. Nell’undici titolare c’è una dorsale di calciatori che sono il frutto di una radice multietnica: in mezzo alla difesa ecco Antonio Rudiger, già transitato da queste parti con la Roma e ora al Chelsea. Così come è immancabile Gundogan, ex turco e ancora titolare nel Manchester City. Per non parlare dei vari Gnabry (padre originario della Costa d’Avorio) e Sanè (padre originario del Senegal) entrambi in forza al Bayern Monaco.

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Il passato da ricordare

Sanè - Getty Images
Sanè è tra gli elementi della Germania multietnica – Getty Images

La Germania multietnica ha sempre rappresentato una forza in più nelle competizioni. Un elemento di arricchimento necessario per raggiungere i trionfi. Come nel caso del mondiale del 2014, prendendo ad esempio la storia dei fratelli Boateng.

Jerome, difensore centrale, ha scelto la squadra tedesca, è il simbolo della difesa multietnica. Ha avuto in cambio un mondiale raggiunto in Brasile, tanti titoli con il Bayern Monaco e la capacità di mirare in alto nel corso della carriera.

Destino inverso per il fratello Kevin Prince, trequartista che negli anni si è perso per il troppo gossip. Ultima stagione al Monza e destino nazionale non troppo fortunato con il Ghana, andato solo ai mondiali quasi come sparring partner.

Nella Germania multietnica un ruolo preciso lo ha avuto anche Sami Khedira, il metronomo per anni della squadra tedesca con chiare origini turche. Così come Ozil, trequartista che avrebbe potuto dare di più se solo fosse stato sempre continuo. L’addio alla stessa nazionale del 2018 è stato un po’ amplificato, con fattori extra campo che hanno un po’ distorto l’attenzione.

C’è un dato di fatto, però. La Germania per trionfare deve essere multietnica, ne guadagna lo spettacolo e il sistema tedesco. Anche nelle selezioni giovanili emergono talenti con origini non tedesche, ma integrate perfettamente in Germania. In fondo, il pallone è sempre uguale in ogni parte del mondo.

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