Europei in Italia: solo un sogno o un obiettivo futuro?

Gli europei in Italia sono un sogno o una possibilità concreta? L’organizzazione di un tale evento ha i suoi pro e i suo contro.

La possibilità di candidarsi a ospitare un’edizione degli europei in Italia è sicuramente un motivo di discussione. Il presidente federale Gabriele Gravina ha dichiarato come si farà un tentativo per l’edizione degli europei del 2028, l’Italia potrebbe tornare a ospitare un grande evento sportivo.

Sicuramente tutto questo può entusiasmare, perché per i tifosi vorrebbe dire vedere quasi una cinquantina di gare dal vivo nel nostro territorio, ovviamente in più stadi. E sarebbe anche qualcosa di bello per il lato turistico, con popoli attratti dal calcio che porterebbero incassi nei ristoranti, nelle strutture alberghiere nonché in giro per tutta l’Italia.

Ma l’edizione degli europei può avere anche i suoi lati negativi. Intanto da un punto di vista proprio economico, perché bisogna fare per bene i conti e non creare delle “cattedrali nel deserto”. L’esempio di Italia ’90 può insegnare qualcosa, perché non tutto andò per il meglio e ci ritroviamo ancora con stadi non consoni alle esigenze moderne.

C’è da valutare una serie di fattori, soprattutto per quanto riguarda i criteri di sostenibilità, di impegno spese e di capacità governative di primo livello: cose a cui l’Italia non è propriamente abituata.

La vicenda stadi

Dacia Arena - Getty Images
Gli eventuali europei in Italia terrebbero in considerazione anche lo stadio di Udine – Getty Images

Per l’organizzazione degli europei in Italia del 2028, bisognerà stilare un piano degli interventi e capire quali stadi mettere a disposizione. Bisognerà intanto trovarne almeno 10-12 a disposizione, più eventuali tre strutture di riserva.

Partiamo da Roma, l’Olimpico è stata la sede della Nazionale per le tre gare di qualificazione, a livello di ordine pubblico e di accoglienza ha dato buone risposte. Ci vogliono alcuni ritocchi, ma nulla appare impossibile.

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Poi, ecco gli stadi di proprietà. Sicuramente vanno considerati lo Stadium di Torino, quello di Bergamo, Reggio Emilia e Udine. Quattro strutture che sono state ammodernate dal contributo delle società, stadi per altro anche “televisivi”. Non è un caso che a Reggio Emilia fu disputata la finale di Coppa Italia, proprio per una maggior fruizione da casa.

Un punto interrogativo riguarda “San Siro”, a Milano lo stadio va rivisto per bene. Non basta solo la maxi capienza per garantire il confort e una piena agibilità. Per non parlare del “San Paolo” di Napoli: sarebbe un peccato non metterlo a disposizione in un eventuale edizione degli europei italiani.

Ancora più a Sud, sarebbe utile avere anche il “Barbera” di Palermo e capire come rilanciare il “San Nicola” di Bari. Quest’ultimo fu progettato da Renzo Piano ormai più di trent’anni fa. E occhio anche ad altri stadi che meritano una chance, a patto di compiere interventi utili e soprattutto sicuri per il pubblico.

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