Zeman e Mourinho, Foggia e Roma. Niente di più diverso niente di più conflittuale esteticamente. L’intramontabile immagine.
La figura dell’allenatore, per molti decisiva per alti quasi ininfluente è legata indissolubilmente, per forza di cosa a ciò che lo stesso personaggio si porta dietro. Il personaggio allenatore più o meno caratterizzante, più o meno legato ad idee e stili tattici è sicuramente al di la di ciò che si possa pensare riguardo il proprio valore ai fini del successo eventuale. Zdenek Zeman e Josè Mourinho, stilisticamente agli antipodi, tatticamente in contrasto, ma iconograficamente il top in circolazione, tornano ad allenare, tornano in Italia.
Il Foggia, richiama Zeman per la quarta volta in panchina, l’abisso della Serie C da lasciarsi alle spalle, il sogno risalita e la voglia di spettacolo, di calcio che sa di amarcord, di scambi, verticalizzazioni e gol che facciano tornare alla mente Signori, Rambaudi e Baiano. Foggia e il Foggia, vogliono tornare a sognare, dopo l’ultima esperienza targata zemanlandia di qualche anno fa. A Roma, invece, sponda giallorossa, l’arrivo di Josè Mourinho ha letteralmente travolto, città, tifo e squadra.
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Mourinho alla Roma è un disegno che sa d’epica, di città imperiale, di gladiatori e necessita di guardare ogni cosa dall’alto. La capitale che vuole dettar legge che vuole e chiede di tornare li dove per troppo poco tempo le è stato concesso di sedersi. Mourinho è il concetto del concreto, del gruppo su tutto e per tutto, del risultato che non si cerca ma si pretende. Mourinho e Zeman, l’originalità e l’antitesi, l’identità è nel carattere, la bellezza è nel cuore e nella mente.
Con Zeman il Foggia vuole tornare a vivere di calcio. Prenzi Zeman se l’estetica nel calcio ha ancora una senso, scegli Zeman se consideri il 4-3-3 il dogma, prendi Zeman se il concetto geometrico di uno schema calcistico associato alle qualità dei calciatori che ognuno in base alla propria qualità contribuisce a costruire l’insieme, l’obiettivo, la bellezza di divertirsi e divertire, fare gol nient’altro, non è una delle cose che contano, è quello che conta, punto. Zeman, Mourinho, Foggia e Roma, il calcio italiano chiede si torni al gioco attraverso le immagini, le icone, la divinizzazione di chi insegna, urla, chiede e poi alla fine applaude.