Il 1 luglio 2012 ci fu il canto del cigno della Spagna. Concluse il suo grande ciclo strapazzando l’Italia nella finale degli europei.
La Spagna e il 1 luglio hanno un rapporto quasi di nostalgia. Perché fu quel giorno, anzi quella sera che si esaurì la verve delle “furie rosse” che conquistarono il loro secondo titolo europeo di fila. In mezzo vinsero anche un mondiale e divennero, in circa quattro anni, i migliori in assoluto.
Fu quel 1 luglio 2012 a dare il colpo definitivo al futuro della Spagna, perché fu fatta una finale pressoché perfetta come ci fosse una mano calata dall’alto. Il destino fu fin troppo benevolo con gli spagnoli e troppo crudele con l’Italia, che era arrivata in finale anche con buone prestazioni.
La Nazionale, allora allenata da Cesare Prandelli, arrivò in finale anche consapevole di potersela giocare: nella prima gara del girone aveva fatto un buon 1-1 contro gli spagnoli, poteva essere più fortunata sicuramente all’ultimo atto.
Quel 4-0 fu ingeneroso per l’impegno degli italiani, che andarono sotto dopo 14 minuti con il gol di David Silva. Poi si infortunò Chiellini e Jordi Alba segnò quasi a fine primo tempo. Nella ripresa arrotondarono Torres e Mata, la quaterna fu salutata con gioia dalla Spagna e con i rimpianti dal nostro gruppo.
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La fine di un ciclo
Perché quel 1 luglio 2012 fu in effetti, guardando poi al futuro, l’ultima grande dimostrazione della Spagna in campo continentale. Quattro anni prima aveva vinto la competizione quasi a sorpresa, perché per molti gli spagnoli erano sì bravi ma troppo leziosi quando c’era da alzare il livello della contesa.
Contro la Germania segnò Torres, beffando Lahm forse nell’unico errore della carriera: il centravanti approfittò dell’incertezza del difensore e infilò la porta. Due anni dopo, il trionfo in Sudafrica, Andreas Iniesta evitò i calci di rigore contro l’Olanda, il suo gol nei supplementari portò alla gioia più assoluta.
Era arrivata la grande Spagna, la più grande della storia che non a caso si ripetette in quel 1 luglio 2012. I quattro gol furono un macigno pesante per l’Italia, ma la fine di tutto per gli spagnoli, che avevano inanellato record su record. Fernando Torres aveva segnato per due finali consecutive, l’unico ad esserci riuscito.
Gli spagnoli segnarono più gol di quelli subiti in tutto il cammino dall’Italia, che si poggiava sulla difesa juventina reduce dal primo scudetto post calciopoli. Così come altri record erano stati raggiunti dai giocatori del Real Madrid e del Barcellona, che rimasero sempre in clan sino alla sparizione dalla nazionale.
Era la Spagna troppo forte per tutti, che come tutte le cose terrestri ebbe la fine del ciclo. Quando persero per 5-1 contro l’Olanda nel mondiale successivo, si capì che tutto era finito.