Calcio e ciclismo è un binomio che torna in auge anche durante il Tour de France. Molti gli sportivi che alternano le due discipline, anche sul versante professionistico.
Chi si occupa di calcio spesso è un appassionato di ciclismo. Sport totalmente differente, ma uguali nel senso del sacrificio e della tenacia. Non è un caso che per quanti amano il calcio, la metafora preferita rimane quella della vetta, l’obiettivo da scalare mettendo in conto la sofferenza fisica. Per raggiungere uno scudetto o semplicemente una salvezza.
Lo sa bene Davide Nicola, che nella primavera del 2017 annunciò un suo tour in caso di salvezza del Crotone. Una permanenza in Serie A arrivata clamorosamente e che fece indossare la divisa da ciclista al tecnico. Attraversò praticamente tutta l’Italia partendo proprio dalla città pitagorica, con varie tappe e la soddisfazione di un’impresa.
Non capita tutti i giorni, quindi, di celebrare pedalando una soddisfazione di tale genere, avrebbe voluto fare un altro personalissimo giro d’Italia ma non gli andò benissimo l’anno seguente in Calabria, dando le dimissioni dopo la sconfitta contro l’Udinese.
Il calcio richiede fatica, il ciclismo altrettanto. L’andazzo degli sport segue questa linea, e anche il Tour sta regalando storie che vanno in questo senso.
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Edy Reja, friulano doc e mentore di una generazione di tecnici, è un altro appassionato delle due ruote. Per altro, il tecnico sembra anche quello con il maggior fisico… da ciclista. Nervi tesi, tono muscolare asciutto, se allena ancora dopo aver superato i settant’anni lo deve anche a qualche corsa in bicicletta.
Francesco Guidolin ha seguito spesso e volentieri le gare del giro d’Italia, e parlava spesso del Mortirolo da raggiungere. Quando conquistò l’Europa con il Palermo, era diventato praticamente un must citare una tappa del Giro nelle conferenze stampa.
Qualcosa che, in effetti, prende e conquista, se il mondo del calcio ha i suoi rituali, il ciclismo ne ha altrettanti e di più curiosi. Lo sanno bene anche i tecnici neofiti del mezzo, Vincenzo Montella si cimentò solamente di recente in sella e ne rimase praticamente conquistato.
Ma il binomio tra i sport racconta anche di storie che coinvolgono i territori, li legano con un’amicizia e ne rendono particolare il cammino. Quanto accadde tra Marco Pantani e Alberto Zaccheroni è senza dubbio particolare.
Entrambi romagnoli, entrambi erano al successo nel 1998, quando il “Pirata” faceva la doppietta tra Giro e Tour, mentre Zaccheroni conquistava un incredibile terzo posto con l’Udinese. L’anno seguente, invece, Pantani fu fermato per quel maledetto ematocrito, Zaccheroni invece vinse lo scudetto con il Milan. Rimase sempre la stima e l’amicizia, l’allenatore anche in Giappone ebbe modo di ricordare un campione vinto solo dalle avversità della vita.