Rashford, Sancho e Saka sono stati presi di mira dai tifosi inglesi e sono stati vittime di razzismo: la condanna del Primo Ministro.
Il commissario tecnico Southgate ha deciso di far entrare Rashford e Sancho a pochissimi minuti dal termine del secondo tempo supplementare, esclusivamente per i calci di rigore. Una scelta coraggiosa, visto che i giocatori sono entrati a freddo con un solo scopo. Risultato? Gli errori dal dischetto sia dell’uno che dell’altro. E a completare l’opera, anche Saka ha sbagliato il tiro decisivo, neutralizzato da Donnarumma.
Sulle spalle dei tre giocatori c’era il peso enorme di un intero Paese che chiedeva di riportare a casa il “calcio”. L’Inghilterra non ha mai vinto gli Europei e questa poteva essere l’occasione giusta. Ma fortunatamente per gli Azzurri, le cose sono andate diversamente.
Tuttavia, a fine partita e a seguito degli errori dai calci di rigori, molti tifosi hanno insultato e offeso con frasi razziste Rashford, Sancho e Saka. Ingiurie che non sono passate inosservate alla Football Association e al Presidente Boris Johnson.
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Rashford, Sancho e Saka insultati, Boris Johnson: “Vergognatevi”
Il Primo Ministro del Regno Unito ha voluto ringraziare la Nazionale inglese per il percorso del torneo, ma è stato costretto a dover aprire una parentesi contro gli episodi di razzismo nei confronti di Rashford, Sancho e Saka.
Boris Johnson ha scritto sui social: “I calciatori di questa squadra meriterebbero di essere lodati come eroi, non insultati con frasi razziste sui social. I responsabili di questo spaventoso abuso dovrebbero vergognarsi di sé stessi”
This England team deserve to be lauded as heroes, not racially abused on social media.
Those responsible for this appalling abuse should be ashamed of themselves.
— Boris Johnson (@BorisJohnson) July 12, 2021
Anche la FA ha preso posizione in merito a quanto accaduto dopo Italia-Inghiltera: “Condanniamo ogni tipo di discriminazione – poi si sottolinea – Faremo il possibile per proteggere i calciatori presi di mira e puniremo severamente i responsabili“.