Pedri è il calciatore spagnolo sul quale scommette un’intera generazione. Il grande europeo giocato lo colloca subito tra i grandi.
Giovane, ma pronto. Pronto, ma giovanissimo. La Spagna è letteralmente innamorata di Pedri, uno di quei calciatori che, in solo due anni, ha saputo conquistare la ribalta, e anche meritatamente. Perché lo spagnolo ha disputato un grande europeo e nessuno avrebbe mai scommesso su questa rapida crescita.
18 anni, anzi 19 da compiere il 25 novembre 2002, Pedri Gonzales Lopez è praticamente un calciatore sbarcato da un’altra galassia. Per tranquillità, tocco di palla e responsabilità, perché ha praticamente in sé le stimmate del campione. E come tutti i campioni, affronta ogni gara con la giusta dose di preparazione e tranquillità.
Sicurissimo dei suoi mezzi, Pedri si è imposto in mezzo al centrocampo in questi Europei, Luis Enrique non lo ha mosso dalla mediana, tranne che contro la Svizzera. Lo sostituì per avere un rigorista migliore ma… Rodri si è fatto parare il rigore da Sommer.
Pedri per altro ha dichiarato come, andando lui dal dischetto, avrebbe comunque realizzato il penalty. Sintomo e segnale di calciatore ormai maturato al punto giusto, fortuna che il Barcellona lo abbia comprato in tempo. Con il torneo olimpico avrà ulteriori estimatori.
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L’erede della scuola canterana
Giocare insieme a Sergio Busquets è un tirocinio che porta grandi risultati. Sia nel club, sia in nazionale c’è un lavoro non indifferente nel centrocampo, ma avere al suo fianco un campione di tale portata è senza dubbio qualcosa di importante.
Perché Pedri è nato già pronto, dall’esordio con il Las Palmas. Ha bruciato tutte le tappe nel settore giovanile e, con gli isolani, ha esordito in seconda divisione. Tanto da attrare subito gli investitori, perché il suo nome era il miglior prospetto degli under.
E come miglior prospetto, la scelta era praticamente obbligata in Spagna: giocare per una grande. Ed ecco lo sbarco a Barcellona, un mondo nuovo ma il pallone rimaneva sempre rotondo. Al Las Palmas è ricordato con affetto, perché nella sua unica stagione ha disputato 36 partite e segnato 4 gol, non ha mai fatto una polemica né si è reso protagonista di gesti fastidiosi.
E al Camp Nou non ha risentito minimamente della pressione. Magari senza pubblico, ma rimaneva pur sempre uno stadio che mette i brividi, anche con l’eco a far da rimbombo su ogni azione da gioco. 37 presenze e 3 gol in Liga, altre buone presenze in Champions League e la nazionale spagnola.
Con un autogol dove c’entrava poco. La papera di Unai Simon lo ha messo, gioco forza, nei cattivi, ma la costruzione dal basso è un elemento che per Pedri è come bere un sorso d’acqua. Se poi cade il bicchiere, quello è un altro discorso.