Giacinto Facchetti avrebbe compiuto oggi 79 anni. Un personaggio ancora amato dai tifosi dell’Inter, a ormai quindici anni dalla sua scomparsa.
I grandi campioni lasciano sempre una traccia. Quella lasciata da Giacinto Facchetti è ancora ben evidenti nei tifosi dell’Inter e per una intera generazione calcistica.
Perché la storia del gigante interista ha spesso coinvolto gli appassionati di calcio, consapevoli di avere davanti un campionissimo, di stampo italiano. Perché, in effetto, pensare al calcio di un tempo in maglia azzurra rimanda proprio al terzino interista, un calciatore che ha rappresentato più di tutti un’epoca.
Non a caso, è stato spesso citato parlando degli europei. Fu il capitano della vittoria italiana nel 1968, il calciatore che, oltre a saperci fare con i piedi, era anche bravo con … la fortuna. Si passò il turno con una monetina, qualcosa che oggi sarebbe impossibile solo da pensare. Giacinto Facchetti scelse il lato giusto e tutti festeggiarono, anche se qualche suo compagno di squadra era già in relax: sapevano già che avrebbe avuto fortuna e così fu.
E alzò quella coppa nel 1968, l’unica soddisfazione azzurra raggiunta non senza fatica. E fu, sicuramente, quella l’avventura più redditizia della nostra Nazionale negli anni Sessanta, prima di un calo non certo preventivabile.
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Pelè, Arpino e l’Inter
Quella del 1970, invece, fu la competizione che ha lasciato l’amaro in bocca a tutti. Essere sconfitti dopo il mitologico 4-3 contro la Germania sembrava impossibile, ma giocare contro il Brasile dell’epoca alla pari era impensabile. Arrivò la sconfitta in finale e anche Giacinto Facchetti fu contestato, ma gli evitarono almeno il lancio dei pomodori.
Ben diversa fu la storia nel 1974, quando l’Italia rimediò una sonora figuraccia. E si consolò, poco tempo dopo, al battesimo del figlio, il padrino era il giornalista Giovanni Arpino. Lo racconta nel romanzo Azzurro Tenebra, salvando di fatto solo l’andamento morale e sportivo del calciatore interista.
E per la sua Inter si è speso tutta una vita. In campo con 634 partite e 75 reti è rimasto un baluardo, il primo terzino fluidificante della storia. Anzi un’ala aggiunta, invenzione di Helenio Herrera che poteva contare su scatti e gol importanti.
Prima di allora il terzino aveva come massima ispirazione la linea del centrocampo, da Facchetti in poi è andato oltre, anche esagerando.
L’Inter sempre nel cuore, ne prese anche la presidenza quando Massimo Moratti era davvero stanco. Dal gennaio 2004 sino al giorno della sua morte, avvenuta il 4 settembre 2006. Fu un colpo al cuore, nessuno sapeva pubblicamente le condizioni di Giacinto Facchetti, anche in ciò aveva mantenuto un aplomb particolare.
E nel ricordarlo, i tifosi interisti sanno che come lui non ne nasceranno proprio più.