Thiago Motta è la scommessa ardita dello Spezia. Che vorrà salvarsi attraverso un gioco spregiudicato e totalmente diverso dai precetti di Italiano. Evitando altri casi, se possibile.
L’arrivo di Thiago Motta allo Spezia è stato visto come qualcosa di imprevisto anche dagli addetti ai lavori. Con uno staff nuovo e multilingue, l’ex brasiliano poi naturalizzato italiano ha così preso il posto di… Italiano, Vincenzo all’anagrafe. Salutato il tecnico della promozione e della salvezza – non senza qualche polemica – all’ex centrocampista di Genoa, Inter e Psg il compito abbastanza arduo di riaccendere la fiammella in terra ligura.
C’è l’entusiasmo dei Platek, la nuova proprietà che vorrà investire altro capitale nello Spezia, e la curiosità su come sarà impostata la nuova stagione agonistica. In molti hanno fatto le valigie, alcuni hanno offerte interessanti, altri ancora riflettono. Il progetto dello Spezia è un cantiere in divenire, se nella scorsa stagione già dopo poche gare ci furono trenta giocatori in campo… il problema dell’abbondanza non si pone.
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Thiago Motta, poi, è abituato ad avere una rosa extralarge, con mosse spesso a sorpresa. La sua unica vittoria in Serie A da mister arrivò contro il Brescia, quando inserì tra i titolari Agudelo e Gumus, sino ad allora turisti o poco più in maglia rossoblù.
Il 2-7-2 di difficile interpretazione
Vinse solo una gara a Genova Thiago Motta, fece due pareggi e sette sconfitte prima di essere salutato (nel mezzo anche una vittoria in Coppa Italia). Fu la scommessa di Enrico Preziosi, persa però nel corso del tempo con i rossobù che raggiunsero la salvezza con Davide Nicola.
Al tecnico rimase comunque il segno di quell’esperienza e di quel 2-7-2 che, nei fatti, è una sorta di 4-3-3 ma più schiacciato. Ad alcuni sembrava anche il 5-5-5 di Oronzo Canà nell’interpretazione dei fatti, ma la sostanza portava la squadra di Thiago Motta ad attaccare e a difendere bassi.
E a riguardare e a risentire le dichiarazioni… sembra davvero di sentire Canà, quando parla di zona, ragnatela, fasce laterali che devono correre e pressing. Più il pizzico della farina del sacco, che dovrà essere poi svelata a tutta la Serie A.
Perché sicuramente il lavoro da fare è tanto. Lo Spezia con Vincenzo Italiano era una squadra in stand-by nel primo tempo, che spesso pativa il gioco altrui o comunque faceva muro contro le grandi. Per poi accelerare i ritmi nella ripresa, dove conquistava il più delle volte il pareggio o la vittoria. Da capire, inoltre, se i pezzi forti rimarranno in rosa: Giulio Maggiore, con un’offerta da dieci milioni, può già salutare.
Per non parlare delle ultime vicende, con il covid che impensierisce – e non poco – la società ligure. L’avventura in panchina, dunque, parte già con la marcia da salita.