Andrea Favilli ha necessariamente bisogno di dare una sterzata alla sua carriera. Rimanere al Genoa o altrove, ha bisogno della titolarità in campo.
La sfortuna degli ultimi anni ha sempre accompagnato Andrea Favilli, uno degli attaccanti italiani maggiormente inespressi. Perché la fisicità e qualche caratteristica tecnica lo candidavano a essere uno dei protagonisti calcistici di sicuro avvenire, ma sempre le cose vanno per come dovuto.
Per Andrea Favilli le prime stagioni professionistiche hanno portato più delusione che gloria, nonostante l’impegno e la serietà profuso. È in ritiro ora con il Genoa, proprietaria del cartellino, e a Davide Ballardini spetterà la decisione finale. Tenerlo in rosa o donarlo in prestito, questo sarà il dilemma delle prossime settimane, fermo restando come i rossoblù siano il solito cantiere aperto nei mesi del calcio mercato.
Se in condizione fisica, sicuramente può essere utile ai liguri, ritrovando così fiducia anche con la maglia rossoblù e provando a dare un lancio definitivo alla sua carriera. Costellata da tanti problemi fisici, poca continuità e una porta vista con il contagocce. Per un 24enne sono già problemi di non poco conto, soprattutto se in Italia si cerca un centravanti futuro per la Nazionale: somigliare a Bobo Vieri non basta più, servono i fatti.
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La carriera a zig zag
Era stata la Juventus a far esordire in Serie A Andrea Favilli. Subentrò ad Alvaro Morata nel match di Frosinone, divenne campione d’Italia nel 2016. Ci puntavano i bianconeri… ma quelli dell’Ascoli per le stagioni successive. Nel 2016-17 nelle Marche 30 presenze e 8 gol, successivamente altre 12 presenze e cinque marcature.
Nel torneo cadetto si era contraddistinto come un giocatore generoso, che pensava prima al bene della squadra e poi la buttava dentro. Non con tantissima regolarità, ma sapeva segnare anche gol determinanti per le salvezze degli ascolani.
Il salto in Serie A al Genoa è stata la diretta conseguenza, come un giovane interessante che provava finalmente la massima serie. Ma non gli ha sorriso, evidentemente. I guai fisici si sono succeduti così come gli allenatori in Liguria, solo sei presenze nella stagione 2018-19, altre venti senza reti nelle … due rate dell’annata 2019-20.
Poco, decisamente poco. Ecco il prestito a Verona, per rilanciarsi. E ci stava già riuscendo soprattutto nelle prime giornate. In gol – il primo in Serie A – nel match contro l’Udinese, bravo a beffare la difesa con un piatto dal lato opposto. Fece addirittura meglio in seguito sbloccando l’incontro degli scaligeri a Torino contro l’ex Juventus. Sembrava, quindi, il lancio di un grande talento ma le statistiche hanno restituito la realtà dei fatti.
Alla fine solo 11 presenze con le due reti sopra citate. Troppo poco per puntare al riscatto del cartellino per il Verona.