Punti salvezza, quest’anno ne basteranno trenta? La zona salvezza è sempre più appiattita, una riforma dei playout non sarebbe da scartare.
Se la Serie A pensa al suo appeal e ad altre variabili da millennial, deve anche considerare la lotta in basso e come renderla competitiva. Perché il calendario di ritorno impazzito, senza più certezze, non è di certo la panacea di tutti i mali, e nemmeno risolverà quanto accade spesso a fine campionato, momento in cui molte squadre si accontentano dei pareggi.
E se guardiamo alle ultime stagioni, si capisce tutto il fallimento di avere una Serie A con venti squadre. Perché con il numero avanzato, è diminuita la lotta salvezza, ci si salva con poco, con una media di meno di un punto a partita. Paradossale ma vero, e la prossima stagione potrebbe addirittura essere epocale per quanto riguarda i punti per salvezza.
Forse già con trenta si potrebbe raggiungere la permanenza in categoria, un minimo storico che farebbe rabbrividire. Le squadre più consolidate non sembrano avere voglia di investire, le neopromosse avranno un paracadute che comunque non le metterà a rischio. Perché, quindi, svenarsi per raggiungere un obiettivo molte volte comodo?
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La lotta verso il basso
Se ci sono pochi punti per la salvezza, non è per la grande competizione del campionato, anzi. Pensiamo alle ultime stagioni, ci accorgiamo come la lotta per la permanenza in Serie A sia stata sempre diversa rispetto a quella degli anni Novanta.
Nessun grande organico è retrocesso nonostante tutto il peggio possibile fatto in campo, la salvezza era addirittura fattibile per squadre che avevano subito più di ottanta gol. Per non parlare poi delle squadre che raggiungono l’obiettivo a febbraio, un elemento che ormai sembra aver stufato chi vorrebbe uno spettacolo vivo e vegeto.
Venti squadre e tre retrocessioni sono poche, così come sono poche le motivazioni di chi partecipa alla lotta salvezza, tra prestiti, svincoli e tanti modi alla buona per raggiungere l’obiettivo minimo di stagione. Proprio per questo se la media è bassa, non sarebbe cattiva la soluzione dei playout.
L’Italia, per una volta, andrebbe ad anticipare le altre nazioni, senza poi copiarne o peggio ancora scimmiottarne usi e costumi. Due retrocessioni e quattro squadre che dovrebbero evitare uno o due posti all’inferno attraverso gli spareggi.
Dalla quindicesima alla diciottesima in classifica gli spareggi, le ultime due retrocesse dirette. Sarebbe più difficile, intanto, essere già salvi a febbraio e, anzi, aumenterebbe il livello di competizione. Soprattutto molte squadre non cederebbero tutti i migliori pezzi dell’organico già a gennaio, vivacchiando poi nel resto della stagione.
Sarebbe un grande passo, perché fissare la quota a trenta ci sembrerebbe ora veramente eccessivo.