Antonio Conte festeggia il suo compleanno senza una panchina. A 52 anni chi darà nuovamente fiducia a un tecnico che fa risultati ma è poco gestibile?
Il compleanno di Antonio Conte è una riflessione anche per il nostro calcio. Che, inevitabilmente, ha lasciato a casa il tecnico fresco campione d’Italia, che si è separato lo scorso mese dal suo rapporto con l’Inter. Portata in trionfo la squadra nerazzurra sono emersi tutti i dissapori e le incomprensioni stagionali, il ridimensionamento del progetto non è proprio piaciuto al tecnico leccese.
Perché Antonio Conte allena ma è anche un uomo esigente. Con sé, innanzitutto. Perché al calcio dedica praticamente tutta la giornata, con una visione a 360 gradi che lo porta a lottare dal primo minuto di allenamento sino all’ultimo stagionale. Il tecnico non ha accettato quanto prospettato, l’Inter già ha dovuto cedere Hakimi e il bilancio deve ancora avere qualche assestata.
Il mister, invece, avrebbe desiderato una squadra pronta anche per la Champions League. Avrebbe voluto due-tre elementi in grado di far compiere il salto di qualità in Europa, in una competizione che per due stagioni ha lasciato l’amaro in bocca. È pur vero che l’Inter, su dodici partite dei gironi, ne ha vinte tre, soffrendo anche contro le piccole compagini.
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Quello che è innegabile è il lavoro che Antonio Conte fa sui giovani, ora subito felici di augurargli buon compleanno.
La crescita di Alessandro Bastoni e Nicolò Barella è stata evidente, un pezzo del titolo europeo è anche del tecnico leccese. Bastoni ha avuto fiducia ed è diventato un giocatore già pronto per tutte le competizioni, anche contro il Galles non ha mostrato nessuna emozione e sarà il difensore del futuro in Nazionale.
Barella, invece, è già il presente con il titolo di Euro2020 a coronamento di una grande stagione. Il sardo è forse il calciatore maggiormente evoluto negli schemi di Conte: non solo un tamponatore, quanto praticamente l’intero motore del centrocampo. La batteria per accendere i sogni, vista e ammirata anche in Serie A.
È quindi un compleanno che vivrà a casa, circondato dall’affetto dei familiari e degli amici. Il tecnico, però, vuole tornare ben sapendo che sarà difficile trovare una panchina. Se non abbasserà il cachet… sarà difficile rivederlo in Italia o all’estero a breve.
Perché in ogni annata il suo stipendio è comunque lievitato, una decina di milioni l’anno per un tecnico ora è un investimento molto importante, considerando anche lo staff tecnico da considerare a parte.
Per chi deve conquistare una vittoria a tutti i costi – comunque – è l’ideale. Perché in due anni cambia una squadra, la trasforma, la stravolge. Spesso, però, la lascia senza avere troppi rimpianti.