Ruben Neves è stato protagonista di una curiosa vicenda legata alla nascita del figlio: c’entra una videochiamata speciale.
Jorge Mendes ha proposto alla Juventus un centrocampita di grande talento proveniente dal suo Wolverhampton, Ruben Neves. Non è la prima volta che il portoghese viene accostato alla squadra bianconera, ma stavolta potrebbe essere davvero il colpo dell’ultimo minuto per il centrocampo bianconero. Se sul campo abbiamo già avuto modo di conoscerlo, non tutti sanno che è stato qualche mese fa protagonista di un curiosissimo episodio riguardante lui… e il figlio!
Ma facciamo un passo indietro e procediamo con ordine. Quello che è accaduto è frutto della pandemia da Covid, che ha cambiato le abitudini di tutti noi. Anche qella di molti calciatori. Per via delle restrizioni, tutti hanno dovuto imparare a utilizzare le nuove tecnologie, a sfruttare le chiamate a distanza, a limitare gli spostamenti, se non strettamente necessari.
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La nascita di un figlio può giustificare uno spostamento necessario? Sicuramente, anche se a volte non è abbastanza per spingere ad affrontare un viaggio complicato. Impegnato con la sua squadra, il Wolverhampton, lo scorso marzo prima della nascita del proprio primogenito Ruben scelse infatti di non abbandonare la squadra per raggiungere la moglie in Portogallo. Senza però rinunciare ad assistere al parto.
Ruben Neves: la nascita del figlio in videochiamata
Secondo quanto riferito dal Sun, il centrocampista, che stava rientrando dalla gara con il Crystal Palace, scelse volontariamente di evitare di raggiungere la moglie. Anche perché il viaggio in Portogallo non è il più rapido, e non ce l’avrebbe fatta in tempo ad arrivare in ospedale.
Così cercò una soluzione alternativa, trovata nello smartphone. A raccontarlo fu lo stesso calciatore: “Ho assistito al parto sul mio telefono mentre ero sul pullman di ritorno dalla gara“. Certo, non proprio il modo più agevole per stare vicini alla propria consorte. Neves ammise infatti che non fu facile, era un momento troppo importante per la sua famiglia, anche perché la moglie aveva avuto problemi con il bambino e aveva preferito farsi assistere dal suo medico di fiducia.
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Alla fine però, a causa delle restrizioni e della quarantena, non poteva rischiare un viaggio continentale che avrebbe potuto costargli anche l’assenza dal terreno di gioco per diverse partite. “Il calcio è il mio lavoro, quindi ho preferito restare qui“, affermò il calciatore, convinto di aver dato comunque il massimo del suo supporto. Chissà se la sua consorte sarà stata dello stesso avviso…