Mattia Caldara vuole un pronto riscatto con il Venezia. Ha sposato l’ambizioso progetto lagunare, per una squadra che non punta a essere solamente una comparsa… ma deve assolutamente migliorare i meccanismi difensivi.
Per Mattia Caldara questa è una stagione della verità. Perché non si può passare da essere uno dei migliori difensori italiani a un prospetto quasi da dimenticare, negli ultimi anni. Certo, qualche stagione storta può far cambiare l’opinione della gente, ma quanti sanno di calcio… sanno anche che il talento a volte va solo sollecitato.
Quello del Venezia, probabilmente, è stato il colpo difensivo per eccellenza di tutte le squadre che lottano per la salvezza. Lo sa bene anche lo stesso Mattia Caldara, convinto dal progetto di Venezia grazie anche alle parole del direttore sportivo Mattia Collauto e dell’allenatore Paolo Zanetti. Gente che in Serie A, da calciatore, magari ricordano in pochi ma professionisti ora dotati di una grande sapienza calcistica. I due hanno convinto il difensore, facendogli capire come il progetto lagunare non è solo di un’avventura fugace.
Quanto rappresenta tutto un mondo, in particolare quello della proprietà americana che punta a più stagioni nella massima serie. Questione anche di prestigio e di capacità, certo, ma nessuno può rinfacciare ai veneti di non avere investito denari e idee nella sessione del calciomercato estivo.
Un centrale per la Nazionale?
L’obiettivo di Mattia Caldara è tornare nel giro della Nazionale, anche la formula del contratto ne è testimone. Il ragazzo è arrivato in Veneto in prestito con diritto di riscatto, che potrebbe anche diventare obbligo. In pratica, con il Venezia per due stagioni in Serie A il centrale potrà puntare direttamente alla convocazione in Nazionale per il mondiale di Qatar2022.
Ed è giusto anche che ci pensi, perché il talento c’è e serve solo una spinta in avanti per promuoverlo. La sua carriera ha avuto delle salite tanto ripide quanto le discese, non sempre c’è stata una via di mezzo. Dalla crescita al Trapani e al Cesena in Serie B, al boom con l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, nella prima versione ben riuscita della stagione 2016-17. Era il centrale rivelazione di quel campionato in un gruppo che con Kessiè, Gagliardini, Conti e altri ancora incominciavano già a stupire l’Italia.
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Con tanti gol anche realizzati, come non citare la doppietta al Napoli, che lo rese praticamente un “nemico” dei partenopei. Poi, le avventure con la Juventus (solo in ritiro e in amichevole) e il Milan (poco campo), il ritorno a Bergamo in una stagione e mezza senza sussulti. Perché era cambiato il vento, Gasperini aveva altre scelte e la panchina non era proprio il massimo. L’ambizione del Venezia ora gli servirà per cambiare passo e tornare a essere un elemento brillante nel nostro campionato.