Il compleanno di Ronaldo, al secolo Luis Nazario da Lima. Per molti il fenomeno, per altri invece un calciatore che avrebbe meritato maggior fortuna. Con un curioso dilemma: nato il 18 settembre, fu registrato ufficialmente quattro giorni dopo.
Gli anni passano e anche in fretta. I 45 anni di Ronaldo sono quasi un colpo al cuore per chi ha vissuto soprattutto la sua epopea e la sua esplosione sportiva. Perché festeggiare il compleanno ci sta, ma vedere la torta allargarsi… sempre con più candeline fa uno strano effetto.
Forse, era proprio Ronaldo ad avere abituato troppo bene la platea in tempi passati, da giovane fece un po’ il mattatore, poi si riposò, si infortunò, ebbe una seconda vita… ma anche una terza e una quarta. Non certo abituato al relax, insomma, ma quando andava in campo sembrava un tornado.
Se ne accorsero subito in Brasile, tanto che vinse il mondiale del 1994 seduto in panchina, a dimostrazione che quella verdeoro fu la nazionale più scarsa – tra i titolari – a vincere un titolo iridato. Il fenomeno cominciò la sua epopea al Psv Eindhoven e poi al Barcellona, dove non mancavano i gol ma anche gli interventi dei difensori. A volte maldestri, altre volte efficaci su ginocchia e caviglie, il suo martirio. Arrivò all’Inter nell’estate del 1997, fu atteso ma strabiliò nel suo primo anno. Non vinse lo scudetto (ma l’Inter perse gare contro il Bari, mica c’entra sempre la Juventus…), ma si riscattò con una Coppa Uefa conquistata contro la Lazio. E quel gioco di gambe che rimase una cartolina di fine millennio.
La sfortuna e la rivalsa
La carriera di Ronaldo si fermò, praticamente, alla finale di Francia 1998. Quando fu mandato in campo in condizioni non eccellenti e fu inquadrato come un moribondo o quasi al ritorno a casa. Fu un’immagine che lasciò tanti dubbi, confermati poi dalle stagioni successive: in quella 2000-2001 giocò solo in Coppa Italia e si fece male nuovamente da solo.
Tornò la stagione successiva e c’era Hector Cuper in panchina. I due non erano amici, ma strinsero i denti fino al 5 maggio 2002, quando tutto crollò. E Ronaldo dimostrò comunque di avere fiato e corsa, quel mondiale coreano lo decise praticamente da solo contro la Germania. Al ritorno a casa, disse quel «o me o Cuper», Massimo Moratti scelse per il secondo: per una volta mise la ragione davanti al cuore e sbagliò.
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Andò nel Real Madrid dei galattici, poi tornò in Italia al Milan ma era già allargato… e quando si ritirò fece peggio, andando anche in una clinica per dimagrire. Proprio per questo, il suo compleanno dovrebbe essere festeggiato in maniera dietetica dai tifosi del Valladolid. Il fenomeno è proprietario del 51% del club spagnolo, la vita da presidente in Liga ha tutto un altro sapore.