Lezione contro il razzismo di Maignan alla Serie A e i governatori del calcio: le parole e il suggerimento del portiere del Milan.
Nell’ultimo weekend di Serie A sono stati registrati diversi tipi di razzismo negli stadi. A Udine, per esempio, sono stati inneggiati cori discriminatori contro i napoletani. Invece, a Torino, all’Allianz Stadium per Juve-Milan, un gruppo folto di tifosi bianconeri ha insultato e intonato cori razzisti al portiere rossonero Mike Maignan.
L’estremo difensore francese non è voluto restare in silenzio e così ha scritto una lettera pubblica, una riflessione interessante sul caso da condannare.
“Cosa volete che dica?“, scrive inizialmente Mike sui social. Sconfortato, deluso dai comportamenti assunti da alcuni supporter avversari. Poi rincara la dose e se la prende con la Lega Serie A, inerme di fronte a questi casi: “Fin quando questi eventi verranno trattati come casi isolati e non vengono prese azioni globali, la storia è destinata a ripetersi ancora e ancora“, scrive Maignan nella lettera contro il razzismo.
Successivamente, il portiere del Milan si fa delle domande, alle quali magari vorrà presto una risposta: “Cosa facciamo per combattere il razzismo negli stadi? Crediamo che quanto facciamo basti? C’è bisogno di maggiore unità contro un problema sociale. Chi governa il calcio sa cosa si prova ad essere insultati ed essere relegati al rango di animali? Io non sono vittima di razzismo: sono Mike Maignan, nero e orgoglioso“.
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Maignan chiede un’azione forte, più forte contro questi episodi da non considerare isolati perché ormai sono frequenti. In passato qualche calciatore ha provato ad alzare la voce. E’ celebre il caso di Marco André Zoro, quando nel 2005 in un match contro l’Inter a Messina fu ricoperto di insulti razzisti dai sostenitori ospiti e dopo un’ora di partita prese il pallone e si diresse verso l’uscita dal campo, chiedendo la sospensione della gara.
Ben più recente, invece, quando Koulibaly ricevette cori razzisti in occasione di Inter-Napoli. In quel caso l’ex allenatore del club azzurro Carlo Ancelotti sottolineò che fu chiesto di sospendere il match più volte e senza successo. Il difensore, dopo ripetuti insulti, applaudì in segno di protesta e l’arbitro mostrò il secondo giallo e conseguente cartellino rosso. Quegli applausi erano rivolti al pubblico, ma il direttore di gara rilevò tutt’altro.