La Germania celebra Karl Heinze Rummenigge. Probabilmente il miglior centravanti tedesco dopo Gerd Muller, che ha segnato un’epoca nel calcio teutonico e non solo.
Tutta una nazione quasi ai suoi piedi. Il compleanno di Karl Heinze Rummenigge è celebrato in Germania con grande solerzia, sono 66 le candeline che spegne proprio oggi. Classe 1955 per molti è stato il miglior centravanti europeo degli anni Ottanta, in un’epoca non certo facile per dimostrare il proprio talento. In un’epoca dove molti erano fantasisti, se pensiamo ai vari Maradona, Zico e Platini, così come tanti erano i difensori di assoluto valore.
Paradossalmente i centravanti lungagnoni erano difficili da trovare, almeno ad altissimi livelli. In Italia c’era Paolo Rossi, bomber di un’edizione del mondiale vissuto in maniera incredibile, e chi nemmeno fu convocato come Roberto Pruzzo. Un bomber come Karl Heinze Rummenigge prese solo l’argento in Spagna e nel mondiale messicano, a un passo dal sogno. Prima ancora aveva vinto gli europei proprio in Italia e da allora ci fu un continuo corteggiamento con la nostra Serie A.
Che fu concretizzato nell’estate del 1984 con l’approdo all’Inter. Un arrivo che fece innamorare la Milano nerazzurra, contrapponendo il tedesco all’inglese rossonero Mark Hateley.
In effetti, il derby di Milano divenne a metà degli anni Ottanta un affare tra centravanti. L’unica sfida con due torri del calcio italiano, perché la Juventus aveva attaccanti abili e agevoli in area piccola, la Roma invece puntava sì su due colossi, ma spesso Pruzzo e Ciccio Graziani non avevano una tenuta fisica eccellente.
Era Rummenigge l’uomo che doveva dare sostanza, e la diede in tre campionati italiani. Anzi, a dire il vero nei primi due tutto sommato, con colpi di grande efficacia e bellezza: la rovesciata contro il Torino fu il manifesto di un’epoca. Ma anche il 4-0 dell’Inter alla Juventus fu un suo marchio di fabbrica grazie alla doppietta personale.
Il tedesco più tedesco che ci sia stato in maglia nerazzurra era praticamente immarcabile. Un bomber che, se preso in giornata, poteva decidere i match grazie alla sua potenza. Alla fine, in nerazzurro saranno 24 le reti in campionato più qualcun’altra in Coppa Uefa: ma molti ne ricorderanno un’altra annullata. Bellissima, una rovesciata contro i Rangers di Glasgow.
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Dopo l’Inter e la parentesi del Servette, si aprirono le porte dirigenziali. Quasi per vent’anni si occupò del Bayern Monaco e lo fece in maniera eccellente. Perché i colori bavaresi erano nel suo dna, il suo palmares da dirigente è stato qualcosa di allucinante. Due triplete raggiunti, 14 campionati tedeschi, 10 coppe di Germania. Un’epopea di trionfi e di grande calcio, in campo e anche in una scrivania. Auguri Kalle